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Rischio di arresto cardiaco improvviso – Aumento associato al trattamento concomitante con un comune antipertensivo

Un farmaco comunemente usato per trattare l’ipertensione e l’angina è risultato associato a un aumento del rischio di arresto cardiaco improvviso. E’ quanto emerge dai risultati della rete europea di arresto cardiaco improvviso (ESCAPE-NET) presentati al congresso EHRA 2019 in corso a Lisbona

L’arresto cardiaco improvviso causa circa la metà dei decessi cardiaci in Europa e un decesso naturale su cinque. Il cuore smette di pompare dopo un’aritmia cardiaca (fibrillazione/tachicardia ventricolare), che, se non trattata, è letale in pochi minuti. ESCAPE-NET è stato creato per individuare le cause di queste aritmie, in modo da poterle prevenire.

Hanno Tan, a capo progetto ESCAPE-NET e cardiologo del Centro Medico Accademico di Amsterdam, ha tuttavia esortato alla massima cautela. il clinico ha detto: “I risultati devono essere replicati in altri studi prima che i medici o i pazienti debbano prendere dei provvedimenti”.

Lo studio ha valutato se nifedipina e amlodipina, due diidropiridine ampiamente utilizzate per l’ipertensione arteriosa e l’angina, sono collegate all’arresto cardiaco in un setting extra ospedaliero. Le dosi di nifedipina più frequentemente utilizzate e studiate in questa indagine erano i 30 mg e 60 mg (sono disponibili anche i 90 mg ma raramente utilizzate) e le dosi di amlodipina da 5 mg e 10 mg. La pratica standard è quella di iniziare con una dose più bassa, poi salire alla dose più alta se la pressione sanguigna o il dolore toracico non sono sufficientemente ridotti.

L’analisi è stata effettuata utilizzando i dati del registro olandese degli studi di rianimazione di Amsterdam (ARREST, 2005-2011) e confermata nel registro danese degli arresti cardiaci (DANCAR, 2001-2014), entrambi parte di ESCAPE-NET. Sono stati arruolati pazienti con arresto cardiaco extra-ospedaliero dovuto a fibrillazione/tachicardia ventricolare, più fino a cinque controlli per paziente in base all’età e al sesso. I controlli provenivano dalla rete olandese PHARMO Database Network e dalla popolazione generale in Danimarca. In totale, lo studio ha incluso 2.503 pazienti e 10.543 controlli nell’analisi ARREST e 8.101 pazienti e 40.505 controlli nell’analisi DANCAR.

L’uso di nifedipina ad alte dosi (60 mg/giorno), ma non a basse dosi (<60 mg/giorno), era significativamente associato a un rischio di arresto cardiaco fuori dall’ospedale rispetto al mancato uso di diidropiridine, con un odds ratio di 1,5 in ARREST e 2,0 in DANCAR. La nifedipina ad alte dosi era inoltre associata ad un maggior rischio di arresto cardiaco fuori dall’ospedale rispetto a qualsiasi dose di amlodipina, con odds ratio di 2,3 e 2,2 rispettivamente nei registri ARREST e DANCAR. Non c’era alcun rischio associato all’amlodipina…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Un comune anti ipertensivo associato ad aumento del rischio di arresto cardiaco improvviso”, PHARMASTAR

Tratto dahttps://www.pharmastar.it/news/cardio/un-comune-anti-ipertensivo-associato-ad-aumento-del-rischio-di-arresto-cardiaco-improvviso-29065