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Malattie croniche infiammatorie (IBD) – Small molecules, cosa sappiamo in queste malattie?

Sono farmaci che usiamo da decenni, soprattutto per altre malattie croniche infiammatorie, ma nell’ultimo periodo sono aumentati gli studi sul loro utilizzo nelle malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD). Laurent Peyrin-Biroulet del Nancy University Hospital, Lorraine University in Francia ha effettuato, durante il 13^ congresso ECCO, una carrellata di queste molecole e di quanto sappiamo su efficacia e sicurezza e un confronto rispetto ai farmaci biologici

La prima rivoluzione nel trattamento dei pazienti con IBD è avvenuto negli ultimi 20 anni con l’introduzione degli anticorpi monoclonali: sono stati introdotti gli anti-TNF, e poi gli anti-integrine o anti-IL23. I farmaci biologici hanno, però, dei limiti come la mancata risposta al trattamento (primary non response) che si ha in una percentuale superiore al 30%, oppure perdita di risposta negli anni, percentuale pari al 10%-20% (secondary non response).

C’è poi il problema della immunogenicità, che è anch’essa collegata alla mancanza di risposta alla terapia. Equivale a circa il 50% del cosiddetto beneficio clinico dopo 5 anni. L’assunzione di questi farmaci può essere collegata a un aumento del rischio di reazioni nel sito di infusione. Problemi di immunogenicità possono anche insorgere con il ritrattamento, che invece non si presenta con le small molecules.
I biologici sono collegati anche ad alti costi (che non cambieranno con l’arrivo delle small molecules) e alla somministrazione per via parenterale.

Small molecules contro biologici 
“Ci sono tre categorie di farmaci” ha evidenziato Peyrin-Biroulet nella sua presentazione “le small molecules come l’aspirina, le grandi molecole e poi i biologici”.
Il peso molecolare delle small molecules è meno di 1000 dalton mentre quello dei biologici è più di 1000 dalton. Un’altra differenza consiste nel fatto che le small molecules sono dei piccoli composti organici e per tale motivo sono in grado di avere un’azione intracellulare. Ovviamente la somministrazione è per via orale e l’emività è abbastanza breve; non sono molecole antigeniche, caratteristica molto importante per i pazienti.

Un’altra caratteristica delle small molecules è che i loro generici possono essere considerati simili, mentre per i biologici sono bio-similari.

Ci sono tre categorie di small molecules: gli inibitori Jak, inibitori S1P e poi altre small molecules. JAK inhibitor Sono le small molecules su cui abbiamo più dati; ci sono due diverse tipologie di Jak-inhibitor: farmaci non specifici che bloccano le proteine Jak, come il tofacitinib ed altri più specifici per Jak1, che potrebbero incrementare la specificità dei trattamenti.

Tofacitinib per la colite ulcerosa (studio OCTAVE) 
Se osserviamo le percentuali di risposta e remissione clinica o le percentuali di guarigione della mucosa, notiamo che i risul
tati con tofacitinib e gli anticorpi monoclonali sono veramente molto simili, sorprendentemente…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Small molecules, cosa sappiamo nelle IBD?”, PHARMASTAR

Tratto dahttps://www.pharmastar.it/news/gastro/small-molecules-cosa-sappiamo-sulle-ibd–26278