Ca ovarico ricorrente – Mantenimento con rucaparib ritarda progressione nei diversi sottotipi tumorali
“La terapia di mantenimento con l’inibitore di PARP rucaparib ha migliorato di 11,2 mesi rispetto al placebo la sopravvivenza libera da progressione (PFS) e ridotto del 77% il rischio di progressione o decesso in pazienti con carcinoma ovarico recidivato platino-sensibile e con il gene BRCA mutato nello studio di fase III ARIEL3, presentato a Madrid durante i lavori del congresso annuale della European Society of Medical Oncology (ESMO)
Da sottolineare, però, che il vantaggio del farmaco si è manifestato, seppur in minor misura, anche nelle pazienti con BRCA wild-type e in quelle con deficit del sistema di ricombinazione omologa (HRD, un’incapacità di riparare il DNA) o con perdita genomica di eterozigosi (LOH) bassa o elevata.
“Il miglioramento della PFS è stato maggiore nel gruppo con BRCA mutato, ma è stato visto in tutte e tre i sottogruppi che sono stati valutati” ha affermato il primo autore dello studio, Jonathan Ledermann, professore di Oncologia Medica presso lo UCL Cancer Institute di Londra. “Questi risultati rafforzano le potenzialità di rucaparib nel fornire un vantaggio clinico duraturo e significativo alle donne affette da carcinoma ovarico avanzato, indipendentemente dalla loro genetica tumorale” ha aggiunto l’autore.
Perché testare un nuovo PARP-inibitore?
La maggior parte delle pazienti con tumori ovarici si presenta in stadio già avanzato e l’80% di esse va incontro a una recidiva dopo la terapia di prima linea. Spesso le pazienti recidivate rispondono di nuovo alla chemioterapia, in particolare a quella a base di platino, ma quasi inevitabilmente recidivano di nuovo, fino ad arrivare al decesso.
“Abbiamo bisogno di terapie di mantenimento per queste pazienti visto che, anche nel miglior scenario possibile, cioè quello della recidiva platino-sensibile, il tempo in cui la malattia, terminata la chemio di seconda linea, rimane fermo è di circa 5 mesi” ha detto ai nostri microfoni Domenica Lorusso, della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori di Milano, una delle autrici principali dello studio.
L’enzima poli ADP-ribosio polimerasi (PARP) aiuta ad avviare la riparazione dei danni al DNA, consentendo alle cellule di continuare a dividersi. I processi di riparazione del DNA sono intrinsecamente compromessi nelle cellule tumorali con mutazioni di BRCA. I PARP-inibitori, tra cui rucaparib, bloccano la riparazione del DNA, causando la morte delle cellule con mutazioni di BRCA…”
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Fonte: “Ca ovarico ricorrente, mantenimento con rucaparib ritarda la progressione nei diversi sottotipi tumorali. ESMO 2017”, PHARMASTAR