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Sclerosi multipla – Dagli effetti del dimetilfumarato sui leucociti i biomarcatori dei responders ottimali

“Un cambiamento pro-tollerogenico nel profilo dei leucociti del sangue si associa a una risposta ottimale al dimetilfumarato (DMF) nei pazienti affetti da sclerosi multipla (SM). È quanto emerge da uno studio, pubblicato online sul “Multiple Sclerosis Journal”, volto a definire il preciso meccanismo di azione del trattamento con DMF nella SM

Mentre l’efficacia di DMF è stata ampiamente verificata con due ampi trial internazionali di fase III in doppio cieco della durata di 2 anni, DEFINE e CONFIRM, e dalla loro estensione in doppio cieco, ENDORSE, spiegano gli autori, guidati da Luisa M. Villar, del Servizio di Immunologia dell’Ospedale Universitario Ramón y Cajal di Madrid (Spagna), «il meccanismo di azione del DMF non è stato completamente chiarito».

«Si è ipotizzato che abbia effetti sia antiossidanti che immunomodulatori, inclusi una riduzione della produzione di citochine, un’influenza nella capacità migratoria delle cellule immunitarie mediante inibizione del fattore nucleare kappa B (NF-?B) e l’attivazione della via trascrizionale del fattore trascrizionale nucleare 2 (Nrf2) correlato al fattore eritroide 2» ricordano.

«Si è anche suggerito che il DMF colpisca prevalentemente la cellule T e B della memoria e induca un passaggio verso la risposta antiinfiammatoria. Tuttavia, i dati relativi ai cambiamenti immunologici nei pazienti con SM recidivante-remittente (RRSM) trattati con DMF sono ancora scarsi e sono necessari più approfondimenti sul suo meccanismo d’azione» sostengono gli autori.

Nessuna evidenza dell’attività della malattia (NEDA) è definita come l’assenza di nuove ricadute, progressione della disabilità e dell’attività di risonanza magnetica (MRI) in corso di un trattamento modificante la malattia, proseguono Villar e colleghi.

«I pazienti che hanno conseguito il NEDA nei primi anni di trattamento hanno un’elevata probabilità di rimanere liberi da progressione per lungo tempo. Quindi, la scoperta di biomarcatori che prevedono questo status all’inizio di un trattamento sarebbe molto utile per le decisioni terapeutiche» specificano.

Obiettivo: capire il meccanismo d’azione e sviluppare metodi predittivi
Pertanto, l’obiettivo principale dello studio del team di Villar è stato quello di identificare se DMF induca cambiamenti specifici nelle cellule immunitarie del sangue di pazienti con SM che rimangono con NEDA nel primo anno di trattamento. Ciò, fanno notare i ricercatori, è di rilevante interesse clinico e contribuirebbe a chiarire i meccanismi immunologici dell’azione del farmaco…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Sclerosi multipla, dagli effetti del dimetilfumarato sui leucociti i biomarcatori dei responders ottimali”, PHARMASTAR

Tratto dahttps://www.pharmastar.it/news/neuro/sclerosi-multipla-dagli-effetti-del-dimetilfumarato-sui-leucociti-i-biomarcatori-dei-responders-ottimali-24482