Insufficienza renale cronica, l’uso degli antialdosteronici può impedire il ricorso alla dialisi e al trapianto
“In una popolazione ambulatoriale del mondo reale, l’uso degli antagonisti del recettore mineralcorticoide (MRA) – o antialdosteronici – in pazienti con malattia renale cronica (CKD) è stato associato a tassi più bassi di inizio della terapia sostitutiva renale rispetto al mancato utilizzo, secondo quanto riportato da uno studio pubblicato online su “Hypertension”
Più precisamente, in base ai risultati della ricerca, l’uso degli MRA in pazienti con una velocità di filtrazione glomerulare stimata (eGFR) compresa tra 10 ml/min/1,73 m2 e 60 mL/min/1.73 m2 era legato a tassi più bassi di emodialisi cronica, dialisi peritoneale o trapianto di rene.
«Prevenire l’insufficienza renale con la terapia sostitutiva è un obiettivo finale del trattamento per i pazienti con CKD. Sfortunatamente, il numero globale di pazienti che ricevono la terapia sostitutiva renale è in aumento, nonostante le terapie raccomandate dalle linee guida per la CKD, incluso l’uso di ACE-inibitori e bloccanti del recettore dell’angiotensina II» scrivono i ricercatori, guidati da Tatsufumi Oka, del dipartimento di nefrologia dell’Università di Osaka (Giappone)..
«Ciò» spiegano «potrebbe essere in parte dovuto al fenomeno della svolta (‘breaktrough’) dell’aldosterone» [ovvero l’aumento dei livelli sierici di aldosterone >10% rispetto ai valori basali al follow-up a 6 e 12 mesi. NdR]. «In particolare, non si hanno prove del mondo reale relativi all’associazione tra l’uso di MRA e gli esiti renali ‘hard’, compresa l’insufficienza renale con terapia sostitutiva»…”
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Fonte: “Insufficienza renale cronica, l’uso degli antialdosteronici può impedire il ricorso alla dialisi e al trapianto”, PHARMASTAR