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Parkinson – Studio italiano dimostra effetti a lungo termine della levodopa

Uno studio italiano in Africa dimostra per la prima volta un miglioramento della disabilità motoria anche nelle fasi più avanzate della malattia: l’efficacia di lunga durata della levodopa anche nei periodi di blocco motorio varia tra il 60 e il 65 per cento il beneficio motorio totale fornito dal trattamento giornaliero con levodopa, indipendentemente dalla durata della malattia

Proprio quest’ultimo è stato oggetto dello studio sulla popolazione africana appena pubblicato sulla prestigiosa Rivista scientifica “Brain”, realizzato dai Ricercatori della Fondazione Grigioni per il Morbo di Parkinson, della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano e del Centro Parkinson e Parkinsonismi dell’ASST Gaetano Pini-CTO in collaborazione con neurologi e altri medici locali.

Link all’articolo https://academic.oup.com/brain/article-lookup/doi/10.1093/brain/awaa181

“Questo studio nasce da un’attività che stiamo sostenendo da quasi 15 anni nell’Africa subsahariana. Attualmente La Fondazione Grigioni per il Morbo di Parkinson segue circa 800 pazienti fra Ghana e Zambia. Quest’impegno ci ha permesso di osservare l’evoluzione naturale della malattia e la sua interazione con la terapia in pazienti non trattati anche per più di 20 anni – dichiara Gianni Pezzoli, Presidente Fondazione Grigioni per il Morbo di Parkinson. – Il modello naturale di progressione della malattia di Parkinson è infatti ad oggi in gran parte sconosciuto perché i pazienti, nel mondo occidentale, sono sempre trattati farmacologicamente; così come è rimasta sconosciuta la vera ampiezza della risposta di lunga durata alla levodopa, perché poteva essere stimata solo indirettamente nei pazienti trattati. Lo studio sulla popolazione africana ci ha permesso di valutare proprio gli effetti di lunga durata del trattamento sui sintomi motori, in particolar modo nella fase cosiddetta “OFF naturale”, in parole povere durante la notte, anche dopo molti anni dall’insorgenza della malattia e in pazienti mai esposti al trattamento precedentemente.”

Lo studio ha coinvolto 30 pazienti con Malattia di Parkinson dell’Africa subsahariana (con un’età media di circa 60 anni e in uno stato molto avanzato di malattia) trattati con levodopa dopo circa 7 anni dall’insorgenza della patologia. L’osservazione è durata 2 anni (in un sottogruppo fino a 4 anni) dopo l’inizio della terapia durante i quali i pazienti sono stati sottoposti a visite di controllo a cadenza annuale per indagare gli effetti della levodopa sulla progressione della disabilità motoria nello stato di terapia OFF naturale (vale a dire durante lo stato di non efficacia della levodopa) e per confrontare le condizioni di malattia e il corso naturale dei sintomi senza trattamento farmacologico in pazienti mai trattati prima.

“Con questo studio abbiamo potuto osservare che il trattamento farmacologico determina un beneficio persistente, anche a distanza di 12 ore dall’ultima dose (definito ‘overnight-OFF’), anche nelle fasi più avanzate di malattia. – dichiara Roberto Cilia, Neurologo presso la Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano e Principale investigatore  – Conseguentemente, grazie a quella che nel nostro studio definiamo risposta di lunga durata alla levodopa (long duration response), la disabilità motoria era risultata notevolmente meno grave rispetto al naturale decorso della malattia. Abbiamo inoltre notato che l’entità della risposta di lunga durata della levodopa nel periodo di off varia tra il 60 e il 65 per cento il beneficio motorio totale fornito dal trattamento giornaliero con levodopa indipendentemente dalla durata della malattia. Pertanto, nonostante la terapia con levodopa si associ alle cosiddette ‘fluttuazioni motorie’, ovvero alternanza di ‘fasi ON’ caratterizzate dal controllo dei sintomi parkinsoniani alternate a ‘fasi OFF’ nelle quali ricompaiono i sintomi della malattia (definita risposta di breve durata alla levodopa, short-duration response), il farmaco protegge costantemente il paziente anche nelle fasi OFF degli stadi più avanzati di malattia e cosa più importante è stato dimostrare che tale beneficio si mantiene anche a distanza di 4 anni dall’inizio del trattamento – afferma Cilia”.

È stato dimostrato inoltre un miglioramento anche di quei sintomi da sempre attribuiti alla degenerazione di sistemi non dopaminergici (in aggiunta al sistema dopaminergico, primariamente coinvolto dalla malattia), come le cadute e l’instabilità posturale, che solitamente nella malattia di Parkinson non rispondono pienamente alla levodopa. “Durante le nostre ricerche abbiamo osservato che alcuni sintomi e segni assiali, tra i quali l’instabilità posturale che porta alle cadute, hanno invece risposto in maniera importante alla terapia con levodopa e soprattutto che questa risposta è stata mantenuta nel tempo, anche a distanza di due anni, riducendo sostanzialmente il rischio di cadute e quindi di fratture” – precisa Cilia…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Parkinson, dimostrati effetti a lungo termine della levo dopa, oltre il controllo dei sintomi. Studio italiano”, PHARMASTAR

Tratto da: https://www.pharmastar.it/news//neuro/parkinson-dimostrati-effetti-a-lungo-termine-della-levo-dopa-oltre-il-controllo-dei-sintomi-studio-italiano-32815