Biosimilari – Prospettive in chiaroscuro per il loro ruolo nella sanità italiana
“Nel 2018 questi prodotti hanno coperto circa il 17% dei consumi nazionali di farmaci biologici, con una crescita di circa il 13% rispetto all’anno precedente. Una tendenza che secondo un’elaborazione del Centro studi Italian biosimilar group su dati Iqvia, fa prevedere per il quinquennio 2017-2022 una riduzione della spesa farmaceutica in questo settore che potrebbe avvicinarsi al mezzo miliardo di euro con importanti e positive ricadute sul fronte della sostenibilita’ della spesa sanitaria e dell’impiego delle risorse nell’innovazione
Intorno a questi dati e al ruolo terapeutico che i biosimilari possono giocare a favore dello stato di salute della sanita’ italiana, sottolineato anche dal position paper di Aifa e dal decalogo dell’agenzia per i cittadini e i pazienti, si sono confrontati esponenti della comunita’ scientifica, economisti, gestori della sanita’ regionale, associazioni di pazienti e rappresentanti delle istituzioni, nel corso di un convegno promosso dalla rivista di economia e politica sanitaria ‘Italian health policy brief’ tenutosi oggi a Roma all’Auditorium del ministero della Salute.
La tendenza all’espansione del mercato dei biosimilari, hanno spiegato durante il convegno, fa ben sperare sul ruolo positivo di calmieratore della spesa che questi prodotti possono avere con la conseguente emersione di nuove risorse economiche da riorientare verso l’innovazione nel campo dei farmaci biologici.
“Sicuramente i biosimilari rappresentano un’opportunita’ di cura per molte patologie garantendo anche risparmi per il servizio sanitario- ha sottolineato Maria Teresa Bressi del Coordinamento Nazionale associazioni malati cronici- sono risparmi che a nostro parere andrebbero reinvestiti nell’accesso per tutti i cittadini, anche per le terapie piu’ innovative. Un aspetto questo che da anni sta mostrando sempre piu’ crepe”.
Tuttavia, sono ancora molte le difformita’ tra le diverse regioni in materia di biosimilari: nel 2018 si e’ registrato ad esempio un utilizzo di questi farmaci del 50,21% in Piemonte e Valle d’Aosta, del 23,13% in Toscana, del 21,58% in Emilia Romagna, mentre nel Lazio ci si e’ fermati al 10,27%, in Puglia al 6,9 l% e in Umbria poco oltre il 5%.
“La penetrazione dei biosimilari ancora differenziata nelle diverse realta’ regionali e locali per le ragioni primariamente culturali- ha dichiarato commentando questi dati Simona Creazzola, presidente della Societa’ italiana di farmacia ospedaliera- sarebbe infatti utile e necessario produrre con maggiore efficacia e continuita’ un’informazione scientificamente qualificata diversamente approfondita e ben veicolata, affinche’ venga correttamente decodificata con diversi stakeholder”.
Nel workshop di Roma si e’ rilevato che i contenimenti di spesa realizzati fino ad oggi sono ancora modesti rispetto a quelli che saranno possibili con la prossima e’ sempre piu’ consistente disponibilita’ dei biosimilari di nuova generazione.
Questi offriranno determinanti opportunita’ terapeutiche Soprattutto nell’ambito delle malattie oncologiche e su base autoimmune, come in dermatologia, reumatologia e gastroenterologia.
A fronte di uno scenario potenzialmente positivo, in Italia si profila all’orizzonte un ostacolo che potrebbe compromettere questo percorso e che riguarda le modalita’ di approvvigionamento dei biosimilari da parte delle diverse Regioni. Infatti oggi domina essenzialmente l’aspetto economico che determina l’acquisizione del solo biosimilare dal costo piu’ basso, compromettendo la disponibilita’ di piu’ molecole…”
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Fonte: “Biosimilari, al Ministero della Salute convegno su prospettive e opportunità”, PHARMASTAR