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Carcinoma epatocellulare – Per le forme non resecabili, lenvatinib approvato in prima linea

La Commissione europea ha concesso l’autorizzazione all’immissione in commercio per lenvatinib, un inibitore orale del recettore della tirosinasi, come unico agente per il trattamento di prima linea di pazienti adulti con carcinoma epatocellulare (HCC) avanzato o non risolvibile che non hanno ricevuto alcuna terapia sistemica precedente

Si tratta della  prima nuova opzione di trattamento di prima linea per l’HCC avanzati o non affidabili ad essere approvata in Europa tra circa 10 anni.

Lo annunciano Eisai e MSD, che attraverso un accordo del valore di $5,76 mld si sono recentemente alleate per lo sviluppo del farmaco.

il farmaco è già approvato in combinazione con everolimus per il trattamento dei pazienti adulti con carcinoma a cellule renali in fase avanzata già sottoposti a una terapia mirata contro il fattore i crescita endoteliale vascolare (VEGF).

Lo studio che ha portato all’ottenimento della nuova indicazione
Questa approvazione si basava sui risultati di REFLECT (studio 304), in cui lenvatinib ha dimostrato un effetto del trattamento sulla sopravvivenza globale (OS) mediante conferma statistica della non inferiorità, nonché una superiorità statisticamente significativa e miglioramenti clinicamente significativi nella sopravvivenza libera da progressione (PFS) e nel tasso di risposta obiettivo (ORR) rispetto al sorafenib in pazienti con HCC non trattati in precedenza.

REFLECT ha mostrato che lenvatinib ha raggiunto l’endpoint primario, dimostrando un effetto terapeutico sulla OS attraverso la conferma statistica della non inferiorità al sorafenib. I pazienti trattati con lenvatinib hanno sperimentato un OS mediana di 13,6 mesi rispetto ai 12,3 mesi con il sorafenib (Rapporto di Rischio (HR): 0,92; Intervallo di Fiducia 95% (CI): 0,79-1,06).

L’analisi della SO è stata condotta come specificato nel piano di analisi statistica quando si erano verificati 351 eventi nel braccio LENVIMA e 350 eventi nel braccio sorafenib.
Per quanto riguarda gli endpoint secondari di efficacia, secondo una revisione indipendente basata su criteri mRECIST, lenvatinib ha mostrato superiorità statisticamente significativa e miglioramenti clinicamente significativi rispetto al sorafenib nel PFS mediano: lenvatinib 7,3 mesi rispetto al sorafenib 3,6 mesi (HR: 0,64; 95% CI: 0,55-0,75; p<0,0001) e ORR: lenvatinib 41% rispetto al sorafenib 12% (p<0,0001).

Le reazioni avverse più frequentemente segnalate (che si verificano in ≥ 30% dei pazienti) sono ipertensione (44,0%), diarrea (38,1%), diminuzione dell’appetito (34,9%), affaticamento (30,6%) e diminuzione del peso (30,4%).

Cosa è lenvatinib
Scoperto e messo a punto da Eisai, lenvatinib è un agente terapeutico molecolare mirato in formulazione orale, caratterizzato da una potente selettività trispecifica e da un meccanismo di legame che lo differenzia dagli altri inibitori della tirosin-chinasi (TKI). Il farmaco inibisce simultaneamente le attività di varie molecole differenti tra loro, come i recettori del fattore di crescita endoteliale vascolare (VEGFR), i recettori del fattore di crescita dei fibroblasti (FGFR), RET, KIT e i recettori del fattore di crescita derivato dalle piastrine (PDGFR)…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Carcinoma epatocellulare, lenvatinib approvato in prima linea nelle forme non resecabili”, PHARMASTAR

Tratto dahttps://www.pharmastar.it/news/ema/carcinoma-epatocellulare-lenvatinib-approvato-in-prima-linea-nelle-forme-non-resecabili-27465