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Pazienti oncologici – Immunoterapia con inibitori checkpoint, attenzione a miocardite

I pazienti oncologici che sono stati trattati con inibitori dei checkpoint immunitari hanno un rischio aumentato di miocardite che si sviluppa all’inizio del trattamento, si rileva sia all’elettrocardiogramma sia con la misurazione della troponina sierica e risponde al trattamento con steroidi ad alto dosaggio. Lo evidenzia uno studio osservazionale appena presentato al congresso dell’American College of Cardiology (ACC), a Orlando

Nel contempo è stato pubblicato di recente su Lancet, sotto forma di research letter, un lavoro che contribuisce a fare ulteriore luce su questa problematica, arrivando a conclusioni per certi versi simili.

Javid J. Moslehi, direttore del programma di cardio-oncologia del Vanderbilt University Medical Center di Nashville, e altri ricercatori riportano che nel 2017 il numero di segnalazioni di casi di miocardite grave insorta dopo un trattamento con inibitori dei checkpoint immunitari è aumentato in modo sostanziale e quasi la metà (il 46%) si è rivelata fatale, persino tra i pazienti trattati con una monoterapia.

Inoltre, come nell’analisi presentata all’ACC, i sintomi della miocardite si sono manifestati precocemente dopo l’avvio dell’immunoterapia.

Lo studio presentato a Orlando
“Ho la fortuna di avere in cura molti pazienti che hanno un tumore e quello che mi preoccupa è che questa è una popolazione di pazienti che al momento ha opzioni limitate” ha detto l’autore senior del lavoro presentato al congresso dei cardiologi americani, Tomas Neilan, direttore del programma di cardio-oncologia del Massachusetts General Hospital di Boston.

“Se i pazienti vanno su internet e iniziano a leggere gli effetti avversi correlati alle immunoterapie, specie quelli cardiaci, e leggono alcuni studi precedenti, potrebbero spaventarsi. E questa è una popolazione che ha già paura. Il nostro lavoro si propone di andare oltre e iniziare a dare loro un percorso verso potenziali soluzioni, e il percorso è fatto di consapevolezza, sorveglianza e aggressività, e intervento precoce” ha aggiunto lo specialista.

Nell’introduzione, Neilan e i colleghi spiegano che la miocardite è una tossicità potenzialmente fatale del trattamento con gli inibitori del checkpoint immunitari. Tuttavia, i fattori di rischio, la presentazione, i trattamenti e gli outcome di questo effetto avverso finora non sono stati ben descritti.

Dopo aver osservato casi sporadici di miocardite associata agli inibitori dei checkpoint immunitari, Neilan e gli altri ricercatori hanno creato un registro multicentrico e nel lavoro portato a Orlando hanno presentato i dati dei primi 35 pazienti, trattati con questi farmaci e diagnosticati tra il novembre 2013 e il luglio 2017.

Questi soggetti, che avevano un’età media di 65 anni ed erano per il 29% donne, sono stati confrontati con un gruppo di controllo di 105 pazienti trattati con inibitori dei checkpoint immunitari senza sviluppare miocardite (età media 65 anni, per il 31% donne).

Per diagnosticare i pazienti con miocardite, gli autori hanno utilizzato l’autopsia endoscopica o la biopsia e un sistema di punteggio.

I tipi di tumore più comuni nella coorte studiata erano il melanoma (46%) e il carcinoma polmonare non a piccole cellule (11%)…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Immunoterapia con inibitori dei checkpoint, attenzione alla miocardite”, PHARMASTAR

Tratto dahttps://www.pharmastar.it/news/oncoemato/immunoterapia-con-inibitori-dei-checkpoint-attenzione-alla-miocardite-26419