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Sclerosi multipla – Nuovi risultati su progressione subclinica consentono migliore comprensione malattia

Al VII Congresso Congiunto dei Comitati Europeo e Americano per la Terapia e la Ricerca sulla Sclerosi Multipla (ECTRIMS-ACTRIMS) in corso a Parigi, sono stati annunciati nuovi risultati su ocrelizumab, che mostrano l’avanzamento delle conoscenze mediche sull’attività subclinica della malattia e sulla progressione della disabilità nelle forme recidivanti e progressive di sclerosi multipla, con la scoperta di nuovi endpoint emergenti e un monitoraggio di precisione

Un’analisi post-hoc ha mostrato che ocrelizumab ha significativamente ridotto rispetto a interferone beta-1a la percentuale di soggetti con sclerosi multipla recidivante che presentano una Progressione della disabilità non legata alle ricadute (PIRA – Progression Independent of Relapse Activity). Questo effetto è stato in particolare riscontrato in coloro che erano potenzialmente a maggior rischio di decorso progressivo della malattia, misurato con EDSS (Scala Espansa dello Stato di Disabilità). Nello specifico, i risultati di questa analisi indicano che la terapia con ocrelizumab ha ridotto il rischio di progressione indipendente dalle ricadute (PIRA) confermata a 12 e 24 settimane rispettivamente del 25% e del 23% (p=0,008 e p=0,039). PIRA è un nuovo indicatore emergente nella SM per misurare l’incremento di disabilità non correlato alle ricadute nella sclerosi multipla recidivante.

I risultati di questa analisi post-hoc si riferiscono a oltre 1.600 soggetti assegnati alla terapia in randomizzazione negli studi OPERA I e OPERA II e valutati per PIRA misurata da cCDP, l’indice composito che misura il rischio di peggioramento della disabilità fisica del paziente sulla base di tre indicatori di disabilità: progressione di disabilità confermata, velocità di deambulazione e funzionalità degli arti superiori.

“Questi nuovi risultati sugli effetti positivi di ocrelizumab relativamente alla progressione di disabilità contribuiscono a meglio delineare il profilo di efficacia del farmaco e hanno un impatto sulla pratica clinica risultando assai utili nel definire le strategie di intervento” ha dichiarato Giancarlo Comi, Direttore del Dipartimento Neurologico e dell’Istituto di Neurologia Sperimentale (INSPE) presso l’Istituto Scientifico San Raffaele, Università Vita e Salute di Milano. “Chi è colpito da sclerosi multipla recidivante può anche accusare un incremento di disabilità in assenza di attacchi percepiti, il che comporta comunque un effetto negativo sulla qualità della vita. Questi risultati confermano ulteriormente l’importanza di affrontare la malattia sin dalle fasi iniziali con trattamenti di comprovata efficacia”.

Il simposio ha evidenziato aspetti dell’attività latente di malattia e ha illustrato un nuovo algoritmo che può essere utilizzato con la risonanza magnetica convenzionale come possibile biomarcatore per individuare le lesioni a lenta evoluzione (Slowly Evolving Lesions – SELs), indicatori dell’attività cronica di malattia, al di là delle lesioni cerebrali acute. Le lesioni a lenta evoluzione hanno dimostrato il progredire della malattia indipendentemente dalla presenza di lesioni acute, permettendo di rilevare la perdita focale di tessuto cerebrale, i cosiddetti “buchi neri”…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Sclerosi multipla, nuovi risultati sulla progressione subclinica della sclerosi multipla consentono una migliore comprensione della malattia”, PHARMASTAR

Tratto dahttps://www.pharmastar.it/news/neuro/sclerosi-multipla-nuovi-risultati-sulla-progressione-subclinica-della-sclerosi-multipla-consentono-una-migliore-comprensione-della-malattia-25117