Infezione da Klebsiella – Sarebbe responsabile di infiammazione dell’intestino
“Il batterio, normalmente presente a livello orale, potrebbe indurre una risposta auto-immune attivando le cellule T helper 1
27 OTT – (Reuters Health) – L’infezione da Klebsiella indurrebbe la produzione di cellule T helper 1, promuovendo l’infiammazione a livello intestinale e causando malattie infiammatorie. È quanto avrebbe dimostrato Kenya Honda, della Università di Tokyo, che insieme al suo team ha pubblicato uno studio su Science.
Lo studio
Nel microbiota dei pazienti con malattie infiammatorie dell’intestino, infezione da HIV, cirrosi epatica e cancro del colon sarebbero presenti livelli più alti di batteri di origine orale. Honda e colleghi hanno cercato, nel microbiota umano, ceppi batterici che mostrassero una forte attività di stimolazione immunitaria. Tra tutti quelli isolati, solo Klebsiella pneumoniae resistente agli antibiotici sarebbe stata in grado di indurre la risposta delle cellule TH1 negli animali da laboratorio, mentre un mix dei restanti ceppi identificati non sarebbe riuscito a portare alla stessa risposta.
Diversi ceppi di K. pneumoniae umani, animali e ambientali avrebbero mostrato una notevole variabilità nella capacità di provocare l’induzione della risposta delle TH1. Il sequenziamento del genoma, inoltre, avrebbe consentito a Honda e colleghi di individuare 61 gruppi di geni correlati positivamente con la capacità di induzione di questa risposta immunitaria.
“I nostri risultati suggeriscono l’esistenza di un sotto-tipo di malattia infiammatoria dell’intestino – ha spiegato Honda – e potrebbero fornire le basi per sviluppare una nuova strategia terapeutica”. Il risultato più sorprendente, secondo il ricercatore giapponese, starebbe nel fatto che “nonostante la complessità del microbiota, solo una specie batterica sarebbe responsabile dell’induzione della risposta auto-immune”…”
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Fonte: “Infezione da Klebsiella sarebbe responsabile di infiammazione dell’intestino”, Quotidiano sanità
Tratto da: http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=55246