Ossigenoterapia – Non migliora outcome in pazienti con sospetto infarto
“L’ossigenoterapia di routine nei pazienti in cui si sospetta un infarto miocardico, non ipossemici, non migliora gli outcome. Lo dimostrano i risultati del registro randomizzato svedese DETO2X-AMI, presentati al congresso della European Society of Cardiology (ESC), a Barcellona, e pubblicati in contemporanea sul New England Journal of Medicine
Infatti, la mortalità per qualunque causa a un anno dalla randomizzazione non ha mostrato alcuna differenza significativa fra i due gruppi ed è risultata del 5% nei pazienti inizialmente sottoposti all’ossigenoterapia e del 5,1% in quelli a cui è stata somministrata solo aria ambientale (HR 0,97; IC al 95% 0,79-1,21).
Inoltre, i pazienti che sono stati di nuovo ricoverati per un infarto entro un anno sono stati rispettivamente il 3,8% e 3,3% (HR 1,13; IC al 95% 0,88-1,46).
Analogamente, non è emersa alcuna differenza significativa tra i due gruppi per quanto riguarda gli altri endpoint secondari, tra cui il rischio di un nuovo infarto o di danno miocardico misurato mediante marcatori ematici.
“Lo studio DETO2X-AMI porta a rimettere in discussione la pratica corrente che prevede l’ossigenoterapia di routine per tutti i pazienti con sospetto infarto miocardico” ha detto il primo autore dello studio, Robin Hofmann, dell’Karolinska Institutet di Stoccolma.
Evidenze di scarsa qualità sull’efficacia dell’ossigenoterapia in questo setting
L’ossigenoterapia è in uso da più di un secolo ed è ampiamente raccomandata dalle linee guida nonostante vi siano poche evidenze della sua efficacia. L’assunto alla base di questa pratica è che l’aumento della quantità di ossigeno che arriva al miocardio ischemico riduca l’estensione dell’infarto e le conseguenti complicanze…”
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Fonte: Ossigenoterapia inutile per migliorare l’outcome nei pazienti con sospetto infarto. Studio DETO2X-AMI”, PHARMASTAR