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Emicrania cronica: cosa dicono gli esperti sulle nuove “cure”

“Ora si previene con gli anticorpi monoclonali, ma anche le iniezioni di botulino funzionano

Fino a quindici giorni ogni mese col mal di testa. E a volte anche di più. Chi soffre di emicrania cronica può essere soggetto a questa infelice condizione che non solo procura dolore, ma è anche invalidante per il lavoro, le attività di svago e la vita quotidiana.

Un vero inferno: l’emicrania infatti non solo comporta attacchi ricorrenti di un mal di testa da moderato a grave, con dolore tipicamente pulsante, ma spesso è associata a nausea, vomito e sensibilità a luce, suoni e odori.

Che cos’è l’emicrania cronica

“Quella cronica è una forma particolarmente grave di emicrania: secondo i criteri diagnostici è definita appunto come una cefalea che si manifesta con più di quindici giorni di dolore al mese, ma in ambulatorio riceviamo persone in cui il dolore si protrae addirittura per 28 giorni” dice la dottoressa Cristina Tassorelli, Professore associato di neurologia ALL’Università di Pavia e assistente Istituto Neurologico Nazionale Mondino

L’emicrania cronica è la piaga del nostro tempo

In Italia ne soffrono cinque milioni di persone. Le donne sono quelle più colpite: il 18% rispetto al 9% degli uomini. L’impatto sulla qualità di vita è davvero rilevante: il 70% di loro non riesce a svolgere attività lavorativa o scolastica, e questo comporta un costo indiretto legato alla malattia di 20 miliardi di euro all’anno.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la colloca al decimo posto tra le patologie più invalidanti al mondo, quindi con una prevalenza superiore alle malattie comuni quali il diabete e l’asma.

“La fase principale dura tipicamente da 4 a 72 ore. Prima di un attacco, in un tempo che può variare da qualche ora o addirittura giorni, alcune persone sperimentano segni anticipatori, come problemi di stanchezza e sonno” spiega Paolo Martelletti, Professore Associato di Medicina Interna, Sapienza Università di Roma

Come si scopre

Non esiste un singolo test in grado di diagnosticare l’emicrania in modo definitivo. La diagnosi si basa sulla valutazione dell’anamnesi individuale e sull’esclusione di altri disturbi simili.

“Spesso i medici non riescono prendere in tempo a la sua evoluzione da episodica a cronica” dice Martelletti.

“E’ una malattia neurologica non banale. Gli ospedali sono inadeguati a gestire le persone che ne soffrono: bisogna rivolgersi a strutture dedicate, multidisciplinari e con esperti di alto profilo, cioè nei centri cefalee”.

Circa la metà delle persone si cura da sola, con prodotti analgesici da banco o ottenibili con ricetta, per alleviare i sintomi una volta che questi sono già insorti.

Inoltre il dolore continuo può creare disturbi psichiatricicome depressione e ansia, e in questi casi la malattia si scopre proprio attraverso questi sintomi.

Da cosa dipende

“Le cause e gli elementi scatenanti della malattia non sono ancora stati interamente compresi, anche perché ogni forma di emicrania è diversa dalle altre”.

Può essere provocata da fattori di varia natura, sia ereditari sia ambientali, che dipendono dalla specifica sensibilità del singolo individuo e che, oltre una certa intensità, attivano una serie di eventi che culminano nella cefalea di tipo emicranico.

Cattiva qualità o alterazione del sonno, dieta, variazioni ormonali e stile di vita poco salutare possono innescare l’emicrania, ma anche eventi stressanti a livello psicologico o fisico come un trauma cranico.

Solo una parte di persone con emicrania episodica sviluppa la cronicità: questo dipende da fattori genetici.

“Infatti ha una forte componente legata alla famigliarità, ma il gene responsabile si sviluppa in modo differente da individuo a individuo: per esempio due gemelle con un padre a bassa frequenza e una madre cronica possono soffrire, da adulte, una di emicrania episodica e l’altra di cronica” chiariscono gli esperti.

Le nuove cure

A causa della scarsa efficacia e tollerabilità delle cure attualmente disponibili la maggior parte dei malati decide di interromperle entro un anno.

“Questo perché le medicine sono state sviluppate in origine per altre malattie come l’epilessia, le cardiopatie, disturbi muscolari, l’ansia e la depressione e sono quindi di scarsa efficacia”.

La novità per combattere il mal di testa è nell’uso degli anticorpi monoclonali, che, da quanto emerge dagli studi, di cui uno appena pubblicato sulla prestigiosa rivista Lancet, riescono a ridurre in maniera significativa il numero mensile di attacchi emicranici.

Si somministrano con iniezioni intravenose o sottocute ogni 28 giorni e sono previsti essere sul mercato l’anno prossimo.

È in arrivo anche un anticorpo monoclonale specificamente progettato per bloccare in modo mirato il recettore di una proteina correlato a un particolare gene che svolge un ruolo chiave nella trasmissione dei segnali del dolore.

Le cure già in uso

“Le persone che hanno provato negli anni diverse cure senza successo possono ricorrere alla tossina botulinica di tipo A, una proteina naturale che inibisce la produzione di neurotrasmettitori infiammatori e quindi la trasmissione dello stimolo doloroso”.

Da qualche anno è disponibile anche in Italia e proprio i dati raccolti in questo periodo hanno permesso di verificare la sua efficacia: persone che partivano con 25 giorni al mese di mal di testa sono arrivate ad averne solo otto.  E in alcuni casi il dolore scompare quasi del tutto.

La cura consiste nel sottoporsi a una serie di infiltrazioni con degli aghi molto piccoli, circa trenta, nei muscoli della fronte, collo e cranio, ripetute ogni 12 settimane.

“Si eseguono esclusivamente nei centri cefalee ospedalieri, dove sono stati fatti dei corsi per questa cura al personale sanitario. Il neurologo inietta in punti ben precisi, dove la tossina viene raccolta dai nervi e laddove l’individuo sente il dolore: si chiama tecnica del “follow the pain”, cioè tradotto in italiano seguire il dolore”, specifica la dottoressa Tassorelli.

Il beneficio è una drastica riduzione del numero dei giorni con l’emicrania, la tollerabilità è ottima (non dà problemi allo stomaco o di sonnolenza come i farmaci usati per l’emicrania) e le punture sono poco dolorose: non procurano rossori o gonfiori, poiché la tossina botulinica di tipo A è la stessa sostanza che si usa per il di spianare le rughe d’espressione sulla parte superiore del volto…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Emicrania cronica: tutto quel che c’è da sapere sulle nuove cure”, PANORAMA

Tratto dahttp://www.panorama.it/scienza/salute/emicrania-cronica-tutto-quel-che-ce-da-sapere-sulle-nuove-cure/