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Artrite reumatoide – Polimorfismi genici predicono risposta a tocilizumab (TCZ) e rituximab (RTX)

La presenza del genotipo FCGR2A rs1801274-TT e dell’allele FCGR3A rs396991-G potrebbe predire la risposta al trattamento con tocilizumab (TCZ) e rituximab (RTX) in pazienti con artrite reumatoide (AR). Queste le conclusioni di uno studio pubblicato recentemente su The Journal of Clinical Pharmacology, che suggerisce come gli studi di genomica possano, in un prossimo futuro, ottimizzare la terapia farmacologica delle malattie mediante una scelta a priori della popolazione maggiormente suscettibile ad un determinato trattamento

Entrando nei dettagli dello studio, i ricercatori si sono proposti di valutare l’effetto dei fattori clinici, biochimici e genetici sulla risposta alla terapia in 142 pazienti affetti da AR. Di questi, il 61,26% era in terapia con TCZ e il 38,73% con RTX.

Le variabili valutate nello studio: la risposta EULAR, la remissione, la ridotta attività di malattia (LDA) e il miglioramento del punteggio DAS28 osservato a 6, 12 e 18 mesi.
Dai risultati è emerso che i pazienti trattati con TCZ, portatori del genotipo FCGR3A rs396991-TT, mostravano una risposta EULAR significativamente più elevata a 12 mesi (odds ratio [OR]= 5,075; IC95%= 1,20-21,23; P = 0,027) at 12 months. Inoltre, quelli naive ai farmaci biologici all’inizio della terapia hanno mostrato una risposta EULAR soddisfacente, tassi più elevati di remissione e un miglioramento di maggiore entità del punteggio DAS28 a 6 mesi.

Non solo: la somministrazione sottocute di TCZ è risultata associata a tassi maggiori di remissione a 6 mesi e ad un miglioramento della LDA a 12 mesi. Inoltre, una minore età all’inizio della terapia con TCZ è risultata associata ad una risposta EULAR soddisfacente a 18 mesi, come pure a tassi maggiori di remissione a 6 e a 12 mesi.

Per contro, i pazienti portatori del genotipo  FCGR2A rs1801274-TT hanno mostrato una migliore risposta EULAR a 6 mesi (OR= 4,861; IC95%=1,11-21,12; P =0,035), a 12 mesi (OR= 4,667; IC95%= 0,90-24,12; P =0,066), e a 18 mesi (OR=2,487; IC95%=0,35-17,31; P =0,357); tassi più elevati di remissione a 6 mesi (OR=10,625; IC95%=1,07-105,47; P =0,044) e un miglioramento di entità maggiore del punteggio DAS28 a 12 mesi (IC95%= –0,15, 1,71; P =0,098) e a 18 mesi (IC95%=0,19-2,63; P =0,025).

I pazienti trattati con RTZ sottoposti ad un numero inferiore di trattamenti  pregressi con DMARDb hanno mostrato tassi maggiori di remissione a 12 mesi. Inoltre, la presenza dell’allele FCGR3A rs396991-G nei pazienti trattati con RTX è risultata associata ad un miglioramento della LDA (OR=4,904; IC95%=0,84-28,48; P =0,077) e del punteggio DAS28 a 18 mesi.

I fattori genetici predittivi di risposta ai trattamenti, come quelli clinici e biochimici, differiscono in relazione al trattamento considerato
In conclusione, la presenza del genotipo FCGR3A rs396991-TT, la somministrazione sottocute, valori basali più elevati del punteggio DAS28, lo status DMARDb naive e l’età più precoce all’inizio del trattamento sono tutti risultati associati ad una migliore risposta alla terapia con TCZ…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Artrite reumatoide, alcuni polimorfismi genici predicono risposta a tocilizumab e rituximab”, PHARMASTAR

Tratto dahttps://www.pharmastar.it/news/orto-reuma/artrite-reumatoide-alcuni-polimorfismi-genici-predicono-risposta-a-tocilizumab-e-rituximab-28460