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Osteoporosi – I marker del turnover osseo predicono le fratture

Nel corso della terapia farmacologica per l’osteoporosi, i cambiamenti di marker di formazione ossea danno misura del rischio di andare incontro a fratture vertebrali. Il dato emerge da una metanalisi che ha preso in considerazione 28 mila pazienti coinvolti in 14 trial clinici

(Reuters Health) – I cambiamenti a livello di marker di formazione ossea indotti dal trattamento farmacologico contro l’osteoporosi sono fattori predittivi del rischio di andare incontro a fratture vertebrali. Douglas Bauer e colleghi, dell’Università della California di San Francisco, lo hanno evidenziato facendo una metanalisi degli studi pubblicati. Metanalisi che appare sull’ultimo numero del Journal of Bone and Mineral Research.

La metanalisi
I farmaci usati per trattare l’osteoporosi determinano cambiamenti a breve termine nei marker del turnover osseo, ma pochi studi si sono soffermati sul collegamento tra questi cambiamenti e la conseguente riduzione del rischio di frattura. Bauer e colleghi hanno analizzato i dati relativi a 28mila partecipanti coinvolti in 14 diversi trial clinici, di cui 11 sui bifosfonati e tre sui modulatori selettivi del recettore degli estrogeni, per capire se i cambiamenti a breve termine dei marker del turnover osseo – indotti dal trattamento farmacologico –  potessero risultare utili a predire cosa sarebbe successo a livello di fratture.

I risultati
In generale, una maggiore riduzione dei markers del turnover osseo risulta associata a una maggiore riduzione nel rischio di frattura e l’associazione risulta più evidente con i marcatori della formazione ossea, come la fosfatasi alcalina specifica dell’osso (Alp ossea) e il pro-peptide N terminale del procollagene di tipo 1 (Pinp), piuttosto che per i marcatori di riassorbimento osseo, come il telo-peptide N- terminale e C- terminale del collageno di tipo I…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Osteoporosi. I marker del turnover osseo predicono le fratture”, Quotidiano sanità

Tratto dahttp://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=58080