Il Comitato I Malati Invisibili è presente e attivo nel territorio nazionale da aprile 2014.

(+39) 000 0000 000

info@imalatiinvisibili.it
Via Monte Suello 1/12a – 16129 Genova (IT)

Salva

Articoli recenti

CF 95173870106

info@imalatiinvisibili.it

Via Monte Suello 1/12A

16129 Genova (IT)

Rischio di ictus – Non aumenta con abbassamento intensivo pressione sistolica

L’abbassamento intensivo della pressione arteriosa sistolica (SBP) a livelli inferiori a 120 mmHg non aumenta il rischio di ictus, anche con una bassa pressione arteriosa media (MAP). Lo dimostra una nuova ricerca presentata a San Diego (USA), nel corso dell’ANA 2017: 142nd Annual Meeting of the American Neurological Association

«I nostri risultati suggeriscono che i medici possono ridurre con sicurezza la SBP quando trattano i pazienti con ipertensione, senza preoccuparsi di causare inavvertitamente un ictus a causa di un’ipoperfusione cerebrale dovuta a un’eccesiva riduzione della SBP stessa» affermano gli autori, capitanati da Jack Tsao, dell’University of Tennessee Health Science Center.

Le evidenze dello studio SPRINT
Mentre le raccomandazioni cliniche richiedono tipicamente target di SBP inferiori a 140 mmHg nella prevenzione di eventi ictali e cardiovascolari (CV), nello studio SPRINT (Systolic Blood Pressure Intervention Trial) è stato dimostrato che sforzi intensivi per raggiungere obiettivi inferiori, sotto i 120 mmHg, riducono ulteriormente gli eventi CV fatali e la mortalità.

Tuttavia, i pazienti che hanno ottenuto una SBP inferiore a 120 mmHg nello studio hanno mostrato tassi più elevati di ipotensione, che avrebbero potuto portare alla diminuzione della pressione di perfusione cerebrale e a un aumento del rischio di ictus, osservano gli autori.

Per valutare meglio gli effetti di una SBP più bassa sul rischio di ictus, Tsao e colleghi hanno ulteriormente valutato i dati relativi a 8.844 partecipanti allo studio SPRINT, determinando la MAP e la pressione di polso (PP) dalle misure di SBP e di pressione arteriosa diastolica del paziente.

I risultati della nuova analisi e il key message
Per l’analisi sono state utilizzate le MAP e le PP più basse dei pazienti nel periodo di follow-up. Durante un follow-up mediano di 3,26 anni, sono stati 132 casi di ictus (1,49%) e 187 casi di sincope (2,1%). La MAP media minima era di 78,21 mmHg e la PP media minima era di 45,10 mm Hg. Mentre la MAP e la PP più basse sono state associate a un aumento del rischio di ipotensione e sincope, nessuna delle due è stata collegata a un aumentato rischio di ictus.

Il rischio di ictus è aumentato costantemente di circa il 31% per ogni incremento di 5 mmHg della MAP (rapporto di rischio corretto [HR]: 1,31) e di circa il 30% per ogni incremento di 5 mmHg della PP (HR: 1,30). Allo stesso modo, il rischio di sincope è aumentato del 39% per ogni incremento di 5 mmHg della MAP (HR: 1,14) e del 14% per ogni incremento di 5 mmHg della PP (HR: 1,14).

«Pensavamo che avremmo visto un aumento del rischio di ictus con una MAP insufficiente, quindi siamo stati veramente felici di scoprire che la nostra ipotesi primaria – cioè che ci sarebbe un rischio aumentato di ictus – non è stata confermata» hanno detto Tsao e colleghi…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Il rischio di ictus non aumenta con un abbassamento intensivo della pressione sistolica”, PHARMASTAR

Tratto dahttps://www.pharmastar.it/news/neuro/il-rischio-di-ictus-non-aumenta-con-un-abbassamento-intensivo-della-pressione-sistolica-25143