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Vulvodinia, Fatebenefratelli (Roma) – Patologia dolorosa che affligge circa il 15% delle donne

Roma” – “La vulvodinia è una patologia dolorosa che colpisce l’organo genitale femminile e affligge circa il 15% delle donne compromettendone seriamente la qualità della vita.

Le cause sono molteplici e non sempre note. Infatti molte pazienti, dopo peripezie varie e esami obiettivi infruttuosi, vengono prese per malate immaginarie e continuano a vivere il problema per anni e in solitudine. E siccome i rapporti sessuali per queste donne sono dolorosissimi anche la vita a due può essere davvero difficile, anzi trasformarsi in un inferno.

La sintomatologia è varia ed è per questo che gli stessi ginecologici vanno sensibilizzati. Un test specifico per diagnosticare la vulvodinia esiste, ma il ginecologo deve tenere in considerazione, che tra le ipotesi di malattia ci sia anche la vulvodinia. Farmaci ‘prestati’ alla malattia che possono aiutare non mancano, ma va ‘indagata’ la paziente a 360 gradi.

Per capire meglio di cosa stiamo parlando, del test a disposizione, le cure e le piccole ma importanti strategie che vanno messe in atto per migliorare sostanzialmente la vita di queste donne e abbattere un tabù che si chiama vulvodinia l’agenzia di stampa Dire ha intervistato Federica Rossi, ginecologa presso l’ospedale Fatebenefratelli Isola-Tiberina di Roma.

Che cos’è la vulvodinia? E quante donne in Italia ne soffrono?
La vulvodinia è una condizione cronica che presenta tre caratteristiche specifiche: il dolore vulvare, il bruciore e la difficoltà nei rapporti e ne soffre il 15% donne italiane. Al contrario di quanto si pensi dai numeri si evince come non sia una malattia rara. La metà delle donne affette dalla vulvodinia lamenta dolore durante il rapporto sessuale e questo provoca fratture anche nella coppia. Solo il 60% di queste donne trova risposta al problema.

Si comprende come la vulvodinia sia misconosciuta e non diagnosticata tanto che la paziente non viene trattata adeguatamente. La vulvodinia, e qui sta il problema principale, non è riconosciuta dagli stessi medici. Nella mia pratica clinica mi capita di incontrare donne che riferiscono di aver collezionato decine di visite specialistiche senza arrivare a una diagnosi.

Per questo vanno sensibilizzate tanto le donne, ma soprattutto i medici al fine di acquisire competenze utili a diagnosticare la patologia. Il dolore riferito dalla donna a molti appare infatti ‘ingiustificato’ rispetto al risultato dell’esame obiettivo che è negativo perché il medico ginecologo non osserva spesso lesioni o alterazioni ai genitali. Le pazienti al tempo stesso non riescono a compiere azioni semplici e quotidiane perché dolorose come: accavallare le gambe, eseguire gli sport come l’equitazione o la bicicletta, andare in scooter.

Un altro elemento da valutare è il criterio temporale, cioè per parlare di vulvodinia il dolore deve essere circoscritto alla zona vulvare e deve durare da almeno tre mesi. Tutte queste informazioni messe insieme dovrebbero portare il medico a sospettare una vulvodinia.

Quando la paziente deve recarsi dallo specialista?
Come detto bisogna fare attenzione se abbiamo: dolore vulvare, bruciore, impossibilità ad avere rapporti sessuali e in particolare durante l’atto della penetrazione. Queste sono le spie che devono far mettere in moto la paziente e fissare una visita dal ginecologo.

C’è una fascia d’età maggiormente predisposta a questa problematica?
No tutte le fasce d’età della donna sono implicate dalle bambine fino alle donne in menopausa. Più frequentemente la vulvodinia fa la sua comparsa tra i 30 e i 35 anni. Questo perché tra le cause che possono portare alla vulvodinia va ascritta anche la dispaurenia post parto, lacerazioni durante il parto oppure l’epitotomie che si eseguono alle volte durante il parto vaginale.

Ma questo problema può arrivare anche più in là con l’età e coincidere con la menopausa caratterizzata da una mancanza di estrogeni che induce una modificazione della mucosa vaginale in senso atrofico e il tessuto vaginale cambia con il passare dell’età, diventa più rigido e quindi può provocare tale sintomatologia.

Spesso c’è reticenza a parlare di questo argomento, le pazienti, come ci riferiva, spesso non vengono credute dagli specialisti che ‘non vedono’ segni clinici di una malattia. Ecco in base alla sua esperienza cosa bisogna fare meglio e di più per queste pazienti?
Credo innanzitutto che vada accolta e ascoltata la paziente che spesso è disperata e arriva a pensare di essere pazza, ma pazza non è. Esiste una causa per cui queste donne hanno dolore e spesso si tratta della punta dell’iceberg di tutto ciò che succede dal punto di vista biochimico. Nelle donne che soffrono di vulvodinia si osserva una maggiore proliferazione delle terminazione nervose che alterano la percezione del dolore…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Vulvodinia, ne soffre il 15% delle italiane. Intervista alla ginecologa Federica Rossi, Fbf Roma”, insalutenews

Tratto da: https://www.insalutenews.it/in-salute/vulvodinia-ne-soffre-il-15-delle-italiane-intervista-alla-ginecologa-federica-rossi-fbf-roma/