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Case della Salute – Il flop. Orari di apertura limitati e domenica quasi sempre chiuse. Servizi differenti tra Regioni e scarsa integrazione socio-sanitaria

Presentato ieri “uno studio su 121 Case della Salute di 10 Regioni (Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata e Calabria). Il quadro che ne emerge a più di 10 anni dalla loro istituzione è che “non sembra si stia sviluppando un modello di offerta davvero innovativo e alternativo all’ospedale: le logiche prevalenti sembrano rimanere quelle classiche, orientate a logiche di programmazione dell’offerta, e meno attente all’individuazione dei bisogni emergenti sul lato della domanda”. LA RICERCA

Orari di apertura limitati e con la domenica dove sono quasi tutte chiuse. Estrema variabilità tra le diverse regioni per quanto riguarda la tipologia di servizi offerti il personale presente e il tipo di strutture. È questo il quadro che emerge da una ricerca del Crea Sanità per la Fp Cgil sulle ‘Case della Salute’ in Italia.

La ricerca ha permesso di raccogliere informazioni dai responsabili di 121 strutture assimilabili a CdS, appartenenti a 10 diverse Regioni (Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata e Calabria) collocate in tutte le ripartizioni geografiche.

“Quello che sembra stentare a realizzarsi – si legge nella ricerca – è la costituzione di un vero polo di riferimento per la popolazione, davvero alternativo all’ospedale. O, meglio, che possa raccoglierne il testimone diventando il vero riferimento del cittadino nei rapporti con il sistema sanitario. Supporta questa affermazione, in primo luogo l’osservazione della scarsa apertura dei servizi durante i prefestivi (che diventa praticamente nulla la domenica); come anche la quasi assenza di servizi in orari serali”.

“In altri termini – rileva lo studio – , il ventaglio di soluzioni offerte è ampio (si veda a tal proposito la lunga lista di servizi ambulatoriali che è stato possibile rilevare) ma continua a seguire le logiche standard dell’offerta dei servizi pubblici, tutta concentrata nei classici orari lavorativi infrasettimanali. In secondo luogo, sono ancora rare le strutture che garantiscono una apertura H24, offrendo anche un punto di ricevimento per l’emergenza/urgenza. In terzo luogo, pur registrandosi una diffusa presenza di ambulatori infermieristici e di medicina generale (e pediatria di libera scelta), in quote rilevanti di strutture gli orari di apertura sono limitati e spesso anche il personale presente; la correlazione della dimensione degli ambulatori con i bacini di utenza è bassa e lascia intravedere una insufficiente programmazione della integrazione multi-professionale. In quarto luogo, anche il principio basilare dell’”integrazione tra sociale e sanitario”, sembra ancora lungi da essere realizzata”…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Il flop delle Case della Salute. Orari di apertura limitati e domenica quasi sempre chiuse. Servizi differenti tra Regioni e scarsa integrazione socio-sanitaria. Crea-Fp Cgil: “Modello poco innovativo e poco attento ai bisogni reali”,” Quotidiano sanità

Tratto da: http://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=87057