Carcinoma mammario – Individuato il fattore molecolare alla base della metastatizzazione
“Milano, 23 luglio 2019 – I tessuti del nostro corpo sono in grado di passare da uno stato più solido a uno più fluido e viceversa, un po’ come può accadere alla sabbia contenuta in una clessidra, che può scorrere liberamente oppure bloccarsi e formare un tappo solido, per riprendere poi a fluire in seguito ad una azione esterna.
Tale abilità è funzionale, ad esempio, alla riparazione delle ferite e all’allungamento del corpo durante la crescita.
La capacità di passare da uno stato più solido a uno più fluido influenza altresì fortemente lo sviluppo e la diffusione di tumori. Infatti un tessuto, quando è completamente solido, diventa immobile e refrattario allo sviluppo di tumori o alla loro metastatizzazione; viceversa, la fluidificazione ne facilita la plasticità e il movimento, e può essere sfruttata dalle cellule tumorali che possono così invadere altre parti dell’organismo.
Come le cellule tumorali siano in grado di controllare questa transizione di stato e comportarsi come ‘materiali intelligenti’ che si adattano e sfruttano le caratteristiche fisiche dell’ambiente in cui proliferano non è ancora chiaro.
Grazie all’integrazione tra biologia molecolare e fisica dei materiali, un gruppo di scienziati dell’IFOM e dell’Università degli Studi di Milano ha individuato i meccanismi molecolari alla base dell’acquisizione di proprietà invasive da parte del carcinoma intraduttale mammario (Ductal Carcinoma In Situ, DCIS).
Questo tipo di carcinoma è tra i tumori più diffusi (20% delle diagnosi di carcinoma) ed è caratterizzato dall’insorgenza di lesioni primarie all’interno del dotto mammario, dove la forte compressione da parte del tessuto esterno le “impacca e immobilizza”. Di tutti i carcinomi intraduttali mammari, circa il 70% rimane indolente, cioè non è in grado di formare metastasi, mentre il restante 30% sviluppa caratteristiche ‘fluide’ che permettono al tumore di superare i confini che lo limitano e di invadere.
“Questa caratteristica – spiega il professor Scita, capo dell’unità di ricerca ‘Meccanismi di ricerca delle cellule tumorali’ di IFOM e professore ordinario di Patologia Generale presso la Facoltà di Medicina dell’Università degli Studi di Milano – rende questo tipo di tumore un modello ideale per studiare la relazione tra transizione di stato e il potenziale di metastatizzazione”.
“Due anni fa – prosegue Scita – avevamo constatato come RAB5A, una proteina che regola la capacità delle cellule di internalizzare membrane e recettori, fosse sorprendentemente capace di indurre la fluidificazione di un tessuto di cellule epiteliali dense e impaccate. L’azione ricorda quella di un vigile che riesce a rendere scorrevole il traffico congestionato delle nostre citta. Ciò che emerge oggi dai nostri laboratori è che questa motilità, osservata in un modello di tumore particolarmente sensibile a questo fattore, quale il carcinoma intraduttale mammario, è anche associata alla capacità del tumore di modificare la matrice extracellulare e invadere il tessuto circostante”.
“Abbiamo ingegnerizzato cellule di ghiandola mammaria in modo da elevare il livello della proteina Rab5A, che è tipicamente molto espressa nei tumori più aggressivi della mammella – spiegano Andrea Palamidessi, Chiara Malinverno e Emanuela Frittoli, i primi autori dell’articolo – Quindi abbiamo osservato che questa semplice manipolazione è sufficiente a risvegliare la motilità di una popolazione cellulare andata incontro a solidificazione e a permettere l’acquisizione di movimenti collettivi fluidi e scorrevoli”…”
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Fonte: “Carcinoma mammario, individuato fattore molecolare alla base della metastatizzazione”, insalutenews