Malattia di Crohn – Step per raggiungere obiettivi terapeutici
“Quali sono le principali barriere al treat to target nella malattia di Crohn? E’ con questa domanda che si è aperto un interessante simposio all’interno del 13 congresso ECCO di Vienna. Oltre le barriere alla terapia per obiettivi, il simposio è stato il momento per riflettere sugli sviluppi che ci sono stati negli ultimi anni nella gestione dei pazienti con Crohn dai nuovi strumenti diagnostici, a tecniche endoscopiche e laboratoristiche sempre più precise fino a farmaci con nuovi meccanismi d’azione o nuovi target che ci permettono una terapia personalizzata e finalizzata al raggiungimento degli obiettivi
Come emerso dal simposio, le principali barriere al treat to target sono: compliance, costi, tempi, comunicazione, risorse, informazione che vanno superate con un rapporto più stretto tra medico e paziente in modo che l’aderenza alla terapia posso aumentare e con un’informazione molto più approfondita.
In questa direzione, gli sviluppi nelle malattia infiammatorie croniche intestinali sono stati tanti negli ultimi anni.
Partiamo dal fatto che con l’arrivo dei biologici è nettamente diminuito il ricorso alla chirurgia. Prima dei biologici, studi di popolazione hanno mostrato che la percentuale di ricorso alla chirurgia per i pazienti con Crohn era pari al 44% a 5 anni contro il 29% nell’era dei biologici.
Analogo risultato si ottiene consultando gli studi clinici randomizzati che riportano a un anno una percentuale del 9.1% prima dei biologici contro il 3.7% post biologici; anche i trial clinici dei centri di riferimento confermano il dato della diminuzione con percentuali a 5 anni del 23.6% prima dei biologici rispetto a 21.4% dopo.
La finestra di opportunità per il trattamento è scesa a 18 mesi, perché è giusto trattare ai primi sintomi e sarebbe logico farlo con i biologici in modo da diminuire disabilità, danno e infiammazione.
Il concetto del treat to target prevede che si vada per step, per obiettivi di trattamento e che ci sia un continuo monitoraggio dell’andamento della malattia e dell’efficacia della terapia, in modo da evitare danni a lungo termine sull’intestino, complicazioni e crescenti di disabilità con eventuale possibilità anche di diminuire il trattamento.
Il paziente va anche stimolato a raggiungere il target di trattamento prefissato con lo specialista di riferimento in modo che si abbia massima aderenza alla terapia; è bene ricordare che le IBD non sono una corsa da 100 metri da percorrere tutta d’un fiato ma piuttosto un lungo percorso che i pazienti devono percorrere per obiettivi…”
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Fonte: “Importanza del treat to target nelle IBD: gli step per raggiungere gli obiettivi terapeutici”, PHARMASTAR