Fuoco di Sant’Antonio – Esiste un vaccino, ma non lo sa quasi nessuno
“La varicella contratta in età pediatrica non chiude sempre i conti con l’organismo. Anche dopo la guarigione, il virus Varicella-Zoster tende ad annidarsi nei gangli sensitivi del midollo spinale e del tronco encefalico, con la possibilità di tornare a colpire nel corso della terza età, in conseguenza di un abbassamento della difese immunitarie.
«Queste prime fase acuta può durare fino a un massimo di quattro settimane e si accompagna a un dolore particolarmente violento e persistente, che molte donne definiscono superiore a quello del parto», spiega Sandro Giuffrida, Direttore della Unità di Igiene e Sanità Pubblica della Asl di Reggio Calabria.
Dolore neuropatico nell’area della lesione
Dopo questa fase iniziale, il disturbo può cessare del tutto o portare a complicanze anche debilitanti, prima fra tutte la nevralgia post-erpetica, caratterizzata da un dolore nevralgico persistente che si manifesta nella stessa area colpita dalle lesioni cutanee.
«La nevralgia post-erpetica si manifesta in circa il 20-30% dei soggetti colpiti da Herpes Zoster – prosegue Sandro Giuffrida – e in questo caso il dolore è estremamente persistente e può durare anche mesi o anni, assumendo caratteristiche diverse, ad esempio può manifestarsi in forma di bruciore, di un dolore intenso e martellante o di ipersensibilità al tatto».
A seconda di dove colpisce, inoltre, l’infezione da Herpes Zoster può anche portare a conseguenze a livello del nervo ottico, dell’udito o del sistema cardiovascolare: studi scientifici hanno dimostrato un aumento del rischio di ictus e attacchi cardiaci nel periodo seguente l’infezione, con un rischio di ictus triplicato quando l’infezione tende a interessare la branca oftalmica del nervo trigemino.
Antidolorifici spesso inutili
Una volta comparsa l’infezione, i farmaci antivirali sono l’unica arma in grado di ridurre la durata della malattia, mentre i farmaci antidolorifici sono in grado di attenuare il dolore solo in circa il 50% dei casi. La strategia migliore consiste invece nella prevenzione, anche se nel nostro Paese è ancora bassa la percezione di dover intervenire prima che il virus si risvegli.
«Su questa patologia c’è un gap comunicativo rilevante: la percezione del rischio di ammalarsi di Zoster è elevata solo nelle persone che hanno conosciuto la malattia per averla contratta personalmente o per averla sperimentata attraverso un familiare o un amico. Chi non ha percezione del rischio, in genere, non sa nemmeno che esiste un vaccino che può prevenire la malattia» sottolinea Giuffrida.
Prevenzione con il vaccino
La vaccinazione contro l’Herpes Zoster è infatti disponibile da diversi anni ed è prevista nel nuovo Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale inserito nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), pertanto è oggi disponibile gratuitamente in Italia per i soggetti che hanno compiuto i 65 anni di età o per i soggetti di età inferiore considerati a rischio…”
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Fonte: “Fuoco di Sant’Antonio: esiste un vaccino, ma non lo sa quasi nessuno”, LA STAMPA SALUTE