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Cecità evitabile – In Italia troppe disparità nei percorsi di cura per i pazienti con degenerazione maculare legata all’età

“Dal progetto “Value Blindness Care” di Vihtali, spin-off dell’Università Cattolica, un’analisi sulla presa in carico dei pazienti con degenerazione maculare legata all’età: assistenza diseguale sul territorio e assenza di reti integrate per assicurare continuità e qualità delle cure

La presa in carico dei pazienti con degenerazione maculare legata all’età (DMLE o AMD), cioè la principale causa di cecità nei Paesi più sviluppati, paga in Italia il prezzo delle disparità regionali, generando diseguaglianze e un accesso iniquo alle migliori terapie. Il modello di assistenza andrebbe rivisto, scommettendo sulla creazione di reti integrate tra centri specialistici e territorio, al fine di garantire (ovunque) continuità e qualità di cura. È, in sintesi, il messaggio che arriva dai primi risultati del progetto “Value Blindness Care” presentati oggi a Roma da Vihtali, spin-off dell’Università Cattolica attivo nella ricerca applicata in materia di Value based health care ed Health technology assessment (Hta).

Il progetto – sostenuto da Novartis – si basa sullo studio studio dei database amministrativi regionali relativi alla popolazione trattata attraverso iniezioni intravitreali e offre un primo spaccato “real life” dal quale emerge un quadro di sostanziale eterogeneità di presa in carico della popolazione affetta da DMLE. Secondo Andrea Silenzi e Giovanna Elisa Calabrò, ricercatori di Vihtali, serve una svolta: “Il modello assistenziale tradizionale basato su monadi assistenziali e sul riferimento disorganizzato al centro ultraspecialistico – spiegano – non può più rappresentare una soluzione sufficiente così come emerge la necessità di sviluppare servizi a cavallo tra il mondo dell’assistenza sanitaria e della sfera di supporto psico-sociale per garantire la continuità di cura e scongiurare l’abbandono del percorso da parte del paziente”.

A sottolineare la necessità di un cambio di passo è anche Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto superiore di sanità “È centrale migliorare la qualità assistenziale e la qualità percepita dal paziente affetto da cecità evitabile attraverso il perfezionamento del percorso diagnostico terapeutico assistenziale che ha nei Centri Retina delle Cliniche oftalmologiche dei nodi fondamentali, ma che deve anche potersi sviluppare attraverso reti e percorsi chiari e definiti, monitorati secondo i dettami della Value Based Health Care (valutazione continua dei risultati di salute in rapporto alle risorse investite) e gestiti in un’ottica di popolazione (ovvero prevenendo tutti i casi che lo studio del dato epidemiologico e dei flussi di informazione provenienti dai dataset clinico-amministrativi permette di individuare e predire)”.

Alla presentazione dei primi risultati del progetto ha partecipato, con una lettura magistrale, Sir Muir Gray, dell’Università di Oxford, tra i promotori negli anni ‘90 della nascita dell’Evidence based medicine e oggi ispiratore della via europea alla Value based medicine: “La degenerazione maculare legata all’età – ha spiegato – è una condizione invalidante per la popolazione anziana, i rischi associati sono molteplici e condizioni quali la depressione e il rischio di cadute, fratture e traumatismi aumentano esponenzialmente. La disponibilità di farmaci ‘salva-vista’ deve andare di pari passo con una corretta governance dei servizi che inizi dall’identificazione precoce dei casi nella popolazione suscettibile e dall’emersione di percorsi facilitati di gestione e continuità terapeutica comprensibili per il paziente”…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Cecità evitabile, in Italia troppe disparità nei percorsi di cura”, ABOUTPHARMA

Tratto dahttps://www.aboutpharma.com/blog/2017/07/07/cecita-evitabile-italia-troppe-disparita-nei-percorsi-cura/