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Ictus – Il 60% dei pazienti si ricovera in stato di malnutrizione

“La valutazione dello stato di nutrizione parte del team di lavoro delle Stroke Unit

Firenze, 26 giugno 2017 – L’ictus è un evento acuto cerebrovascolare che interessa circa 200.000 pazienti ogni anno solo in Italia, ponendo problematiche di assistenza in urgenza, trattamento ma anche di riabilitazione e recupero. E’ una delle prime 3 cause di morte nei paesi industrializzati.

In questo quadro complesso è sempre più chiaro il ruolo della nutrizione clinica come strumento strategico per diminuire il rischio di morte, complicanze, infezioni, recupero funzionale, tempi di ospedalizzazione. Un buono stato di nutrizione quindi con un apporto di macro e micronutrienti essenziali ha mostrato benefici come un percorso riabilitativo più veloce e agevole.

La misurazione dei parametri antropometrici come altezza e peso e le analisi biochimiche sono fondamentali per stabilire se esista un ‘rischio nutrizionale’. Anche le linee guida del 2016 stabiliscono che questa valutazione faccia parte dei protocolli diagnostico-terapeutici e che siano messi in atto entro 24-48 ore dal ricovero con controlli periodici. Nelle Stroke Unit quindi dovrebbe essere presente il nutrizionista in maniera routinaria.

“Il supporto nutrizionale nella fase acuta è funzionale a stabilire l’esistenza di uno stato di malnutrizione precedente o a prevenirla, a scongiurare squilibri elettrolitici (gli elettroliti come sodio e potassio sono sostanze necessarie al corretto funzionamento delle cellule) e ad evitare carenze di specifici minerali o vitamine – spiega il prof. Maurizio Muscaritoli, Presidente SINuC – va poi scelto il tipo di nutrizione da somministrare, in funzione ad esempio del fatto che il paziente abbia la capacità di deglutire normalmente. Quasi la metà dei pazienti con ictus infatti soffrono di disfagia ossia la difficoltà di controllare i muscoli della deglutizione con le conseguenti difficoltà ad alimentarsi. E la malnutrizione è direttamente correlata ad un esito peggiore a sei mesi dall’evento. In questi casi sono possibili diversi livelli di intervento: con diete adattate alla capacità di deglutire del paziente (per evitare il rischio di polmoniti ‘ab ingestis’, in cui il cibo non deglutito correttamente finisce nei polmoni) con bevande e alimenti cosiddetti a ‘consistenza modificata’ (semisolida, semiliquida, morbida o tritata sempre in considerazione della capacità di deglutizione del paziente) o attraverso la nutrizione artificiale tramite sondino naso gastrico o con alimentazione PEG, sigla che indica la Gastrostomia Endoscopica Percutanea, una tecnica che consente la nutrizione enterale, ossia che porta i nutrienti direttamente allo stomaco tramite un sondino collegato all’addome”.

“Già nel nostro primo congresso avevamo lanciato l’allarme malnutrizione: tra il 50 e il 60% degli anziani over 65 risulta malnutrito al momento del ricovero in ospedale (per qualsiasi causa), e uno su tre dei più giovani – sottolinea con preoccupazione Muscaritoli – e la degenza ospedaliera tende a peggiorare questa condizione. Se poi il paziente presenta criticità legate alla capacità di alimentarsi ecco che si rende necessario uno stretto monitoraggio”…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Ictus, il 60% dei pazienti si ricovera in stato di malnutrizione”, insalute news

Tratto dahttps://www.insalutenews.it/in-salute/ictus-il-60-dei-pazienti-si-ricovera-in-stato-di-malnutrizione/