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Sclerosi multipla – Cambiare cura, perché e come

“Il sito della Fondazione Cesare Serono sta pubblicando da alcune settimane le Linee Guida dell’Accademia Americana di Neurologia (in inglese American Academy of Neurology: AAN).

I primi quattro aggiornamenti già pubblicati dal sito della Fondazione Cesare Serono hanno riguardato l’inizio della terapia (primosecondoterzoquarto). Il quinto aggiornamento e il presente sono dedicati alle modalità con le quali si passa da un trattamento all’altro, per adeguare la cura all’andamento della malattia.

La Multiple Sclerosis Association of America (Associazione Americana della Sclerosi Multipla) e la National Multiple Sclerosis Society (Società Nazionale della Sclerosi Multipla), le due maggiori associazioni di malati di sclerosi multipla degli Stati Uniti, hanno approvato Linee Guida dell’AAN.

Come razionale delle raccomandazioni 4a e 4b, gli autori delle Linee Guida ricordano che l’aderenza a un trattamento con un DMD può essere limitata dagli effetti indesiderati e che tutti i DMDs provocano effetti indesiderati frequenti, che possono ridurre l’aderenza.

Raccomandazione 4a: i clinici dovrebbero chiedere, alle persone in cura con un DMD, se si sono presentati effetti indesiderati e dovrebbero gestirli in maniera appropriata.

Raccomandazione 4b: i clinici dovrebbero discutere, con i malati nei quali gli effetti indesiderati riducono l’aderenza alla cura, la possibilità di passare a un altro DMD.

Nell’introduzione alle raccomandazioni 5a e 5b, si segnala che il protarsi nel tempo di alterazioni degli esami di laboratorio, come quelli indicativi della funzione del fegato o del numero dei globuli bianchi, dovrebbe spingere a considerare tempestivamente il passaggio a un altro DMD.

Raccomandazione 5a: i clinici dovrebbero verificare, nel tempo, la presenza di alterazioni di esami di laboratorio specifici per rilevare eventuali effetti indesiderati provocati dal DMD che è stato prescritto, facendo riferimento alla scheda tecnica del prodotto.

Raccomandazione 5b: i clinici dovrebbero discutere, con il malato, il passaggio a un altro DMD o la riduzione di dose o frequenza del DMD che stanno assumendo (quando disponibile, per esempio per interferoniteriflunomideazatioprina), se persistono nel tempo alterazioni degli esami di laboratorio.

Le raccomandazioni 6a e 6b sono dedicate alla modificazione della cura in rapporto al rischio di sviluppare la leucoencefalopatia multifocale progressiva (in inglese Progressive Multifocal Leuocencephalopathy: PML). Il rischio di sviluppare una PML è stimato per il natalizumab, complessivamente, in 4 casi su 1000. D’altra parte la presenza di elevate concentrazioni di anticorpi diretti contro il virus JC la lunga durata dell’assunzione e pregressi trattamenti con immunosoppressori aumentano ulteriormente il rischio di sviluppare la PML in corso di trattamento con natalizumab. Dati recenti hanno indicato che il rischio di sviluppare una PML è basso se l’indice riferito agli anticorpi anti-JCV è di 0.9 o meno, mentre aumenta nei soggetti trattati con natalizumab per più di due anni, che hanno valori dell’indice superiori a 1.5. Sono stati riportati rari casi di PML in malati che assumevano fingolimod o dimetilfumarato, oppure che erano in trattamento con rituximab per malattie diverse dalla sclerosi multipla, presentando anche una negatività per la presenza del virus dell’AIDS. Esiste un rischio potenziale di sviluppare PML in corso di trattamento con ocrelizumab, in particolare se, in precedenza, sono stati somministrati farmaci immunosoppressori. Ciò è dovuto alla sua somiglianza con altre molecole rivolte contro l’anticorpo CD20.

Raccomandazione 6a: i clinici dovrebbero condividere le informazioni sul rischio di sviluppare la PML con i malati che assumono natalizumab, fingolimod, rituximab, ocrelizumab e dimetilfumarato.

Raccomandazione 6b: i clinici dovrebbero discutere, con i malati di sclerosi multipla che assumono natalizumab e che sono o sono diventati positivi per l’anticorpo anti-JCV, il passaggio a un DMD con un minore rischio di determinare la PML, soprattutto se, durante la cura, si rileva un valore superiore a 0.9 dell’indice riferito alla presenza del virus.

Le terapie immunosoppressive possono aumentare il rischio di infezioni definite opportunistiche e di tumori, specialmente quando somministrate per lungo tempo. La dimensione del rischio a volte non è stata definita per i trattamenti più nuovi. In corso di assunzione di fingolimod sono state riportate infezioni provocate da un batterio denominato criptococco. Sia con il fingolimod che con il natalizumab, si sono registrate infezioni dovute a virus della famiglia dell’Herpes Virus. Di recente, nel foglietto illustrativo del fingolimod, è stata aggiunta la segnalazione di un potenziale aumento del rischio di sviluppare un tumore della pelle denominato carcinoma delle cellule basali o basalioma.

Raccomandazione 7a: i clinici dovrebbero spiegare che i nuovi DMD, che sono privi di dati di sicurezza a lungo termine, hanno un rischio non ben determinato di provocare tumori e infezioni nei malati di sclerosi multipla che li assumono.

Raccomandazione 7b: se un malato di sclerosi multipla presenta un tumore mentre sta assumendo un DMD…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Cambiare la cura, perché e come”, FONDAZIONE Cesare Serono

Tratto dahttps://www.fondazioneserono.org/sclerosi-multipla/ultime-notizie-sclerosi-multipla/cambiare-cura/