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Trapianto allogenico di staminali ematopoietiche – Diversità microbiota intestinale associata a sopravvivenza maggiore

La diversità del microbiota intestinale è associata a una sopravvivenza maggiore dopo un trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche, mentre una bassa diversità del microbiota e la predominanza di batteri patogeni sono correlate allo sviluppo della malattia da trapianto contro ospite (GVHD). La conferma arriva da uno studio multicentrico presentato di recente a Salt Lake City, in occasione dei BMT Tandem Meetings

Nello studio, una minore diversità del microbiota è risultata associata aanche a un apporto calorico inferiore e all’esposizione ad antibiotici ad ampio spettro.
” All’inizio, uno dei risultati sorprendenti è stato quest’associazione tra la diversità del microbiota intestinale e la sopravvivenza globale” ha detto il primo autore dello studio, Jonathan Peled, del Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York (MSKCC), aggiungendo anche che una diversità elevata del microbiota è risultata associata a percentuali più basse di mortalità correlata alla GVHD.

Associazione tra diversità del microbiota e outcome coerente in diverse aree geografiche
La prima domanda a cui la ricerca di Peled e i colleghi voleva rispondere è se i pattern di danno al microbiota descritti negli studi monocentrici e la loro associazione con i risultati clinici siano coerenti nelle diverse aree geografiche.

A tal fine, Peled e i suoi colleghi del MSKCC hanno collaborato con un gruppo della Duke University di Durham e con due ricercatori dell’Università di Ratisbona, in Germania, effettuando uno studio in cui sono stati fatti sequenziamenti e analisi centralizzati per esaminare i campioni fecali dei pazienti di tutti e tre i centri.

In tutto, si sono ottenuti 5310 campioni da 1034 pazienti che erano stati sottoposti a un trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche. La maggior parte dei campioni (l’87,8%) è stata fornita dal MSKCC, mentre l’Università di Ratisbona ha contribuito con il 7,6% e la Duke University con il 4,5%.

Le neoplasie più comuni trattate erano la leucemia mieloide acuta, la sindrome mielodisplastica e il linfoma non-Hodgkin. L’equilibrio tra le fonti del trapianto e l’intensità del condizionamento variava nei diversi centri, ma nel complesso più di tre quarti dei trapianti provenivano da cellule staminali del sangue periferico e poco più della metà dei pazienti era stata sottoposta al condizionamento mieloablativo…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Trapianto di staminali ematopoietiche, alta diversità del microbiota associata a migliore sopravvivenza”, PHARMASTAR

Tratto dahttps://www.pharmastar.it/news/oncoemato/trapianto-di-staminali-ematopoietiche-alta-diversit-del-microbiota-associata-a-migliore-sopravvivenza-26514