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Alzheimer – Ennesimo fallimento terapia, nemmeno intepirdina supera la fase III

Deludono i risultati annunciati ieri su intepirdina, farmaco sperimentale per la malattia di Alzheimer che non è riuscito a superare il placebo in uno studio di fase III, MINDSET, su cui erano riposte molte aspettative da parte di clinici e pazienti. Questa sconfitta segna l’ultima battuta d’ arresto in una lunga serie di fallimenti clinici per lo sviluppo di farmaci nel settore

Il trattamento con intepirdina, farmaco sviluppato da Axovant Sciences, non ha migliorato né le attività cognitive, né quelle quotidiane in pazienti con malattia di Alzheimer da lieve a moderata, quando aggiunto al trattamento di base con donepezil.
Questa azienda biotecnologia è stata fondata da Vivek Ramaswamy e ora è gestita dall’ ex amministratore delegato di Medivation, David Hung, che ha acquistato intepirdina da GlaxoSmithKline nel 2014, che l’ha ceduta a seguito del fallimento di alcuni studi clinici.

Il fallimento di questo studio di fase III ha determinato un crollo a picco delle azioni della società, di oltre il 70%. L’azienda ha dichiarato che non prevede di investire ulteriormente nello sviluppo dell’ intepirdina come trattamento per la malattia di Alzheimer, anche se gli studi per altre indicazioni continueranno.
Gli ultimi anni hanno purtroppo visto il fallimento anche di altri farmaci per la malattia di Alzheimer in fase avanzata di sviluppo, da parte di aziende come Eli Lilly, Merck, Lundbeck che hanno contribuito a spostare l’ attenzione verso gli sforzi di Axovant.

A differenza della maggior parte dei farmaci sviluppati per la malattia di Alzheimer che si rivolgono alle placche amiloidi della malattia, l’intepirdina è un antagonista del recettore 5-HT6.
Questo ha fatto pensare negli anni che combinando l’intepirdina con il farmaco di uso frequente per l’Alzheimer, donepezil, si potesse migliorare l’aspetto cognitivo stimolando il rilascio di un neurotrasmettitore associato a memoria e vigilanza.

Il successo dello studio MINDSET, che ha coinvolto 1150 pazienti, avrebbe significato potenzialmente miliardi di opportunità di vendita, in quanto il continuo fallimento dell’ industria nel trovare una risposta alla devastante malattia ha reso il mercato drammaticamente povero di opportunità reali.
Tuttavia, l’intepirdina si è rivelata non migliore del placebo, dopo 24 settimane di trattamento alla dose di 35 mg, non mostrando alcun beneficio significativo su due scale utilizzate per valutare la progressione della malattia di Alzheimer (Alzheimer’s Disease Assessment Scale-Cognitive Subscale (ADAS-Cog) e Alzheimer’s Disease Cooperative Study-Activities of Daily Living scale (ADCS-ADL)).

Dopo 24 settimane di trattamento, il cambiamento rispetto al basale nelle capacità cognitive non è stato significativamente migliorato nel braccio intepirdina contro il braccio placebo (0,36 punteggio ADAS-Cog; p=0,22). Inoltre, non vi è stata sostanzialmente alcuna differenza tra il braccio intepirdina e il placebo nel cambiamento rispetto al basale nelle attività della vita quotidiana (0,09 punteggio ADCS-ADL; p=0,83). Tra gli endpoint analizzati fino ad oggi, l’ unico punto endpoint percui è stato osservato un miglioramento significativo nel braccio dell’ intepirdina rispetto al braccio placebo era il primo degli endpoint secondari, Clinician Interview-Based Impression of Change plus caregiver interview, or CIBIC+ (0,12 punti CIBIC+; p=0,02). L’ azienda collaborerà con i ricercatori per concludere lo studio MINDSET sull’ estensione dell’ open-label…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Ennesimo fallimento nell’Alzheimer: nemmeno intepirdina supera la fase III”, PHARMASTAR

Tratto dahttps://www.pharmastar.it/news/neuro/ennesimo-fallimento-nellalzheimer-nemmeno-intepirdina-supera-la-fase-iii-24906