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Tumori rari – Colangiocarcinoma, serve il registro dei centri di riferimento

Lorenza Rimassa, Associato di Oncologia Medica all’Humanitas University di Rozzano: “I tre passaggi fondamentali per garantire la migliore assistenza sono la valutazione in una struttura ad alto volume, la discussione del percorso di cura da parte di un team multidisciplinare e la profilazione molecolare per la ricerca delle mutazioni”. La metà delle forme intraepatiche presenta una o più alterazioni molecolari. Pemigatinib migliora le risposte e la sopravvivenza

Il 25% dei casi di colangiocarcinoma intraepatico è scoperto “per caso”, cioè in maniera accidentale in seguito a esami eseguiti per altri motivi. Le difficoltà legate alla mancanza di sintomi specifici conducono troppo spesso a diagnosi in fase avanzata (oltre il 70%). Soltanto il 25% dei pazienti infatti è candidato alla chirurgia con intento curativo. Per le persone che presentano la malattia localmente avanzata o metastatica con la specifica alterazione di un gene (FGFR2) e già trattate con la chemioterapia è disponibile da pochi mesi in Italia una nuova terapia mirata, pemigatinib, che consente di ridurre le dimensioni del tumore, migliorando la sopravvivenza. I passi in avanti della ricerca devono però essere accompagnati da un cambiamento culturale nell’approccio alla malattia. Vanno sensibilizzati i medici non specialisti, perché sappiano riconoscere i primi segni della neoplasia, e va istituito un registro dei centri di riferimento, che possono garantire un approccio multidisciplinare con team dedicati. Inoltre tutti i pazienti devono essere sottoposti alla profilazione genomica, per individuare eventuali alterazioni molecolari per la scelta della migliore terapia. Le richieste vengono dai clinici oggi in una conferenza stampa virtuale, realizzata con il supporto non condizionato di Incyte.

“Il colangiocarcinoma è un tipo di tumore primitivo del fegato che ha origine dai colangiociti, le cellule che rivestono i dotti biliari, cioè i canali che trasportano la bile dal fegato all’intestino – afferma Lorenza Rimassa, Professore Associato di Oncologia Medica presso Humanitas University, IRCCS Humanitas Research Hospital di Rozzano (Milano) -. Il colangiocarcinoma è una patologia rara ma in costante crescita, ogni anno in Italia si stimano circa 5400 nuovi casi. Si distingue in base alla sede d’insorgenza in intraepatico, se si sviluppa all’interno del fegato, ed extraepatico, se nasce dalle vie biliari extraepatiche. Le forme intraepatiche si manifestano nei pazienti affetti da malattie delle vie biliari, come colangite sclerosante primitiva e calcoli biliari. Nei Paesi occidentali sono in aumento proprio queste forme, su cui incidono anche gli stili di vita scorretti…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Colangiocarcinoma: il 25% delle diagnosi è “casuale”.Serve il registro dei centri di riferimento”, PHARMASTAR

Tratto da: https://www.pharmastar.it/news//oncoemato/colangiocarcinoma-il-25-delle-diagnosi-casualeserve-il-registro-dei-centri-di-riferimento–39472/