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Parkinsonismo progressivo negli anziani – Ruolo dell’iperintensità della sostanza bianca cerebrale

Un team di ricercatori del Rush Alzheimer’s Disease Center della Rush University di Chicago ha valutato in uno studio il ruolo dell’iperintensità della sostanza bianca cerebrale nella progressione del parkinsonismo fra gli anziani. Un livello più elevato di questo parametro era associato a una progressione più rapida del parkinsonismo

(Reuters Health) – Negli anziani senza una diagnosi di malattia di Parkinson, un carico maggiore di iperintensità della sostanza bianca (WMH) cerebrale è associato a una più rapida progressione del pakinsonismo.

È quanto evidenzia uno studio pubblicato da JAMA Neurology e condotto da Shahram Oveisgharan e colleghi del Rush Alzheimer’s Disease Center della Rush University di Chicago (USA), secondo i quali il parkinsonismo progressivo è comune negli adulti che invecchiano, anche se la base patologica resta controversa.

Il team ha recentemente osservato un’associazione tra patologia cerebrovascolare e progressione più rapida del parkinsonismo, ma il contributo della WMH alla progressione del parkinsonismo non era stato valutato. L’ultimo studio estende il lavoro precedente del gruppo, esaminando il ruolo della WNH post mortem nel parkinsonismo progressivo in caso di patologie neurodegenerative, tra cui Parkinson e patologie cerebrovascolari.

Per lo studio, i ricercatori hanno analizzato dati provenienti da 516 parsone decedute nel corso della partecipazione a tre studi sull’invecchiamento. L’età media alla morte era di 90,2 anni e prima del decesso, i partecipanti sono stati tenuti in osservazione per una media di 7,5 anni, con valutazioni cliniche annuali. Dopo la morte, invece, è stata eseguita una risonanza magnetica cerebrale. Nessuno dei partecipanti aveva avuto una diagnosi di malattia di Parkinson…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Parkinsonismo progressivo negli anziani: il ruolo dell’iperintensità della materia bianca cerebrale”, Quotidiano sanità

Tratto da: http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=99590