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Alzheimer – Studio conferma lo squilibrio del rame ‘cattivo’ nell’organismo come fattore di rischio

Dott.ssa Rosanna Squitti, ricercatrice al Fatebenefratelli-Isola Tiberina di Roma e capofila dello studio: “Grazie al test del rame, effettuabile con un semplice prelievo di sangue, è possibile identificare i soggetti che hanno valori di rame non-ceruloplasminico sopra la soglia di 1,6 µmol/L per intervenire su questo fattore di rischio modificabile”

Roma, 15 luglio 2021 – L’Alzheimer, la più temuta delle demenze, colpisce oggi circa 30 milioni di persone nel mondo (di cui 600 mila solo in Italia): un processo degenerativo del cervello che compromette le principali funzioni cognitive e che rimane tra le patologie maggiormente all’attenzione di medici e ricercatori nel panorama globale.

Un vasta letteratura scientifica negli anni ha supportato la tesi del rame ‘cattivo’ (non-ceruloplasminico) quale fattore di rischio per la malattia di Alzheimer: si tratta di quel rame anche detto ‘libero’ che – diversamente dal rame ‘buono’ – non si lega ad una proteina, la ceruloplasmina, attraverso la quale viene trasportato nell’organismo per contribuire allo svolgimento di importanti funzioni vitali e metaboliche. Il rame ‘fuori’ dal controllo delle proteine innesca così reazioni ossidanti che vanno a danneggiare cellule e tessuti.

Oggi, una ricerca (meta-analisi) di recente pubblicata sulla rivista internazionale Biomolecules ha esaminato 56 studi realizzati tra il 1984 e il 2020 su un totale di 6.000 soggetti, e li ha messi a confronto con un nuovo studio ‘di replica’ che ha analizzato diversi marcatori di rame e varianti del gene ATP7B associato alla sua disfunzione.

“Dalla meta-analisi condotta si evidenzia che nella malattia di Alzheimer la presenza di rame nel cervello diminuisce, mentre nel sangue aumenta. I due dati non sono in contraddizione tra loro: fanno parte di uno squilibrio sistemico tra rame ‘buono’ (legato alle proteine) che diminuisce e rame ‘cattivo’ (non legato alle proteine) che aumenta”, spiega Rosanna Squitti, ricercatrice al Fatebenefratelli-Isola Tiberina di Roma e capofila dello studio che coinvolge 6 importanti centri italiani: IRCCS Centro San Giovanni di Dio-Fatebenefratelli e Università di Brescia, Istituto Humanitas di Milano, Università di Chieti, Fondazione S. Lucia-IRCCS di Roma, Fondazione Mondino-IRCCS di Pavia, oltre al Dipartimento Ricerca e di Medicina di Laboratorio dell’Isola Tiberina…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Alzheimer, studio conferma lo squilibrio del rame ‘cattivo’ nell’organismo come fattore di rischio. Nuovi scenari terapeutici”, insalutenews

Tratto da: https://www.insalutenews.it/in-salute/alzheimer-studio-conferma-lo-squilibrio-del-rame-cattivo-nellorganismo-come-fattore-di-rischio-nuovi-scenari-terapeutici/