Anemia emolitica – Appena uscito uno studio italiano che fa il punto su come trattarla
“L’emolisi intravascolare meccanica è molto studiata in seguito agli interventi sulle valvole cardiache e raramente nella malattia valvolare nativa. Per questo è importante lo studio appena uscito sulla prestigiosa rivista “Journal of the American College of Cardiology” (JACC), firmato tra gli altri dal cardiochirurgo dott. Aldo Cannata (Cardiocenter dell’Ospedale Niguarda, sostenuto dalla fondazione De Gasperis)
Di solito la gravità di questa condizione è lieve. Tuttavia, può essere clinicamente significativa e persino pericolosa per la vita, potendo richiedere trasfusioni multiple di sangue e persino la dialisi. L’articolo esamina le conoscenze attuali sull’emolisi intravascolare meccanica nella malattia valvolare, prima e dopo la correzione, concentrandosi sulla fisiopatologia, l’approccio alla diagnosi e l’impatto di altre condizioni ematologiche sull’anemia risultante. Viene sottolineata l’importanza di una gestione multidisciplinare e vengono forniti dati di laboratorio sull’emolisi subclinica che si osserva comunemente dopo l’impianto – chirurgico o transcatetere – di protesi e dispositivi valvolari. Infine, vengono rivisti gli scenari clinici e vengono discussi gli attuali trattamenti medici e chirurgici, comprese le opzioni alternative per i pazienti non operabili.
«L’anemia emolitica è una seria complicanza che si può verificare nei portatori di protesi valvolare cardiaca a distanza di tempo dall’intervento chirurgico. Essa è causata dalla frammentazione dei globuli rossi del sangue quando questi attraversano una comunicazione patologica prodottasi per distacco della protesi dai tessuti cardiaci. Questi “passaggi” anomali possono crearsi per due differenti motivi: l’infezione della protesi – nota come endocardite – o il semplice cedimento meccanico dei tessuti sui cui la protesi è stata suturata. Si tratta di comunicazioni di dimensioni contenute, in genere inferiori ai 2 centimetri. Il sangue, forzato a passare attraverso di esse, viene esposto ad un intenso trauma che danneggia i globuli rossi. A sua volta questo condiziona il calo del valore di emoglobina nel sangue. Il paziente si definisce “anemico” quando questo valore diviene minore di 12 grammi/decilitro. Nelle forme più gravi l’anemia emolitica può richiedere trasfusioni di sangue periodiche, anche con cadenza settimanale».- spiega Cannata, dirigente medico del reparto di cardiochirurgia dell’Ospedale Niguarda di Milano, sostenuto dalla fondazione de Gasperis…”
Per continuare a leggere la news originale:
Fonte: “Anemia emolitica, studio italiano fa il punto su come trattarla. Pubblicato su JACC”, PHARMASTAR