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Fibrillazione atriale e sintomi di insufficienza cardiaca – La digossina rappresenta una possibile alternativa ai beta-bloccanti

Non c’è alcuna differenza significativa nell’endpoint primario della qualità della vita a 6 mesi tra il trattamento con digossina rispetto al bisoprololo nei pazienti con fibrillazione atriale (AF) e sintomi di insufficienza cardiaca (HF). È quanto dimostrano i risultati dallo studio randomizzato RATE-AF, già presentati al Congresso 2020 dell’European Society of Cardiology (ESC) e pubblicati ora su “JAMA” (Journal of the American Medical Association)

A 12 mesi, tuttavia, 8 dei 20 esiti secondari favorivano significativamente la digossina, e anche gli eventi avversi (AE) erano meno comuni con la digossina rispetto al bisoprololo. «Questi risultati supportano potenzialmente la base delle decisioni sul trattamento in relazione ad altri endpoint» affermano gli autori, guidati da Dipak Kotecha, dell’Università di Birmingham (UK).

L’AF è considerata permanente quando pazienti e medici decidono congiuntamente di non perseguire un piano per ripristinare il ritmo sinusale, ricordano i ricercatori. Questi pazienti rappresentavano il 50% dei pazienti con AF in un registro globale riportato nel 2010, fanno notare, «ma non ci sono abbastanza prove solide a sostegno del processo decisionale clinico».

Comorbilità che aumentano l’importanza del controllo della frequenza cardiaca
«Una guida è particolarmente necessaria per il controllo della frequenza cardiaca nei pazienti con AF e HF perché un controllo inadeguato della frequenza cardiaca può peggiorare l’HF» avvertono i ricercatori «e la combinazione di queste condizioni aumenta il rischio di ricovero ospedaliero e mortalità». Questi pazienti sono generalmente trattati con un beta-bloccante (come il bisoprololo, per mantenere una gittata sistolica ottimale), digossina (glicoside digitalico con effetto inotropo positivo) o una combinazione dei due, rilevano.

I beta-bloccanti sono più ampiamente utilizzati «a causa dell’esperienza in condizioni cardiovascolari (CV) e nell’HF con ridotta frazione di eiezione (HFrEF), in particolare perché la prognosi è migliorata nei pazienti con ritmo sinusale, indipendentemente dall’età o dal sesso. Tuttavia, questa evidenza non è stata replicata nel sottogruppo dei pazienti con AF». La digossina è «di solito un’opzione di seconda linea a causa degli effetti neutri sulla mortalità» negli studi clinici randomizzati su pazienti con HF, ridotta frazione di eiezione ventricolare sinistra (LVEF) e in ritmo sinusale, scrivono gli autori…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Fibrillazione atriale con insufficienza cardiaca, dalla digossina una possibile alternativa ai beta-bloccanti”, PHARMASTAR

Tratto da: https://www.pharmastar.it/news//cardio/fibrillazione-atriale-con-insufficienza-cardiaca-dalla-digossina-una-possibile-alternativa-ai-beta-bloccanti-34263