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Epatite C – Semplificazione della terapia e minore durata terapia

Una sessione molto interattiva del 12^ congresso ICAR ha messo in evidenza le caratteristiche che deve avere una terapia antivirale contro l’HCV per permettere di raggiungere l’obiettivo di eliminazione di questa infezione fissato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per il 2030. Nel simposio si sono confrontati il prof. Massimo Puoti, SC Malattie Infettive ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda; Università di Milano Bicocca e il prof. Massimo Andreoni Cattedra Malattie Infettive Università Tor Vergata Roma, tracciando il lungo percorso che nel giro di 30 anni ha portato a farmaci potenti e sicuri e interagendo con i medici collegati per avere anche un feedback dalla pratica clinica di ogni giorno

Epatite C, tante vittorie in trent’anni di storia
L’identificazione del virus dell’HCV, che all’inizio era definito come non-A e non-B, risale a poco più di trent’anni fa quando nel 1989 su Science veniva pubblicata un’importante ricerca che aveva individuato la presenza del virus nel plasma di soggetti infetti. A questa scoperta è stato assegnato il premio Nobel 2020.

Il primo ed unico trattamento per l’infezione da epatite C, in quegli anni, era l’interferone che veniva somministrato per via sottocutanea tre volte alla settimana con un grande problema di gestione dei pazienti che sperimentavano effetti collaterali rilevanti e percentuali di risposta estremamente basse, intorno al 10-20%.

Un piccolo progresso è stato fatto aumentando l’efficacia e riducendo la frequenza delle somministrazioni con l’interferone peghilato e un progresso ancora più sostanziale, che ci ha permesso di curare tutti i genotipi con il 50% di risposta, è stata la combinazione di interferone insieme a farmaci specifici che agiscono sul virus dell’epatite C, i DAA (antivirali ad azione diretta).
Di seguito si è passati all’era dei DAA orali senza interferone e in parte anche senza ribavirina ma erano ancora terapia complesse che richiedevano la costante valutazione del paziente e anche l’esame accurato delle interazioni che rendevano i trattamenti non alla portata di tutti i medici ma solo di un gruppo di esperti.

“Oggi con i farmaci pangenotipici ad azione antivirale diretta abbiamo aumentato la semplicità del trattamento portandolo a un livello di grande semplificazione e gestibile non solo da esperti e abbiamo ridotto la durata grazie a una terapia di solo 8 settimane” ha evidenziato il prof. Puoti.

“Con questi farmaci siamo riusciti ad eliminare l’HCV nei pazienti che avevano già utilizzato precedenti terapie e oggi negli ambulatori si presentano soprattutto pazienti naive e che quindi non sono mai stati trattati con altre terapie per l’epatite C e non sono in cirrosi” ha aggiunto il prof. Puoti.

Importanza della semplificazione del trattamento
Durante il simposio sono state poste varie domande all’audience riferite alla durata delle terapie, alla loro efficacia anche nelle persone meno aderenti e altri aspetti importanti nel raggiungimento dell’obiettivo 2030…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Epatite C, semplificazione della terapia e minore durata per raggiungere l’obiettivo “eliminazione” #ICAR2020″, PHARMASTAR

Tratto da: https://www.pharmastar.it/news//gastro/epatite-c-semplificazione-della-terapia-e-minore-durata-per-raggiungere-lobiettivo-eliminazione-icar2020-33910