Tumore del rene – Dei pazienti trattati con nivolumab e ipilimumab ne sopravvive la metà a 4 anni di distanza
“Arriva dall’ESMO la notizia che oltre il 50% dei pazienti trattati con la combinazione di due molecole immuno-oncologiche, nivolumab e ipilimumab, è vivo a 4 anni e la combinazione di nivolumab con una terapia mirata, cabozantinib, ha notevolmente migliorato la sopravvivenza globale, riducendo del 40% il rischio di morte, e ha raddoppiato la sopravvivenza libera da progressione e il tasso di risposta oggettiva
Sono i risultati principali degli studi di fase 3, CheckMate -214 e CheckMate -9ER, condotti su pazienti mai trattati in precedenza e presentati al Congresso della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO), che si è svolto dal 19 al 21 settembre in forma virtuale.
“Il tumore del rene è caratterizzato da elementi in comune con il melanoma, la prima neoplasia in cui è stata dimostrata l’efficacia dell’immuno-oncologia – afferma Sergio Bracarda, Direttore della Struttura Complessa di Oncologia Medica e Traslazionale dell’Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni -. Non a caso, in passato, le due neoplasie sono state studiate insieme per verificare l’efficacia di diversi approcci terapeutici di tipo immuno-oncologico. Nei tumori renali la chemioterapia e la radioterapia si sono dimostrate, storicamente, poco efficaci. Il trattamento di elezione per la malattia localizzata è rappresentato dalla chirurgia, conservativa quando possibile. Ma soltanto circa il 30% dei casi guarisce grazie all’intervento. Il 35% dei pazienti arriva alla diagnosi già in stadio avanzato e, in un terzo, la malattia può recidivare in forma metastatica dopo l’intervento chirurgico. Nivolumab è stato il primo inibitore di checkpoint immunitario approvato in seconda linea, cioè in pazienti già trattati. L’immuno-oncologia sta aprendo prospettive importanti anche in prima linea, grazie alle diverse opzioni di combinazione con farmaci immunologici o antiangiogenici oggi disponibili”…”
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Fonte: “Tumore del rene: a 4 anni sopravvive oltre la metà dei pazienti trattati con nivolumab e ipilimumab”, PHARMASTAR