Malattia infiammatoria intestinale (IBD) – La possibile infezione da Covid-19 più grave sarebbe legata all’uso di corticosteroidi ma non agli inibitori del TNF
“Nei pazienti adulti con malattia infiammatoria intestinale l’aumento dell’età, delle comorbidità, dei corticosteroidi e di altri farmaci antinfiammatori sono correlati a una maggiore gravità dell’infezione da Covid-19, ma non è lo stesso per gli inibitori del TNF. Sono i risultati di un’ampia analisi su pazienti adulti e pediatrici pubblicata sulla rivista Gastroenterology
Considerato l’aumento delle evidenze che le persone con comorbidità sono colpite in modo sproporzionato dal virus Covid-19, è una necessità urgente valutare questa infezione nei pazienti con patologie sistemiche e autoinfiammatorie come le malattie infiammatorie intestinali (IBD), spesso trattate con farmaci immunosoppressori, hanno premesso gli autori dello studio. A oggi, non sono stati pubblicati ampi report internazionali che descrivono il decorso clinico dell’infezione in queste popolazioni di pazienti.
Dettagli dello studio
I ricercatori, guidati dal primo autore Erica Brenner della University of North Carolina a Chapel Hill e da Ryan Ungaro della Icahn School of Medicine presso il Mount Sinai a New York City, hanno analizzato 525 casi di IBD nella database del programma Surveillance Epidemiology of Coronavirus Under Research Exclusion for Inflammatory Bowel Disease (SECURE-IBD), che include i dati provenienti da 33 paesi e 28 stati Usa.
L’età media dei pazienti nel database era di 43 anni e il 52,6% erano uomini. Il 7% presentava una malattia grave da Covid-19, il 31% era stato ricoverato in ospedale e il 3% è deceduto. Otto morti si sono verificate in pazienti di età pari o superiore a 70 anni e nessuna in pazienti di età inferiore ai 30 anni.
La gran maggior parte dei pazienti (63,4%) non presentava comorbidità, Il 21% ne aveva una, il 6,7% ne aveva due e il 5,5% ne aveva tre o più. Il 4% faceva uso di tabacco e/o di sigarette elettroniche. I soggetti soffrivano principalmente di malattia di Crohn (59,4%), in fase di remissione nel 58,9% dei casi.
La classe di farmaci più comunemente utilizzata per la terapia delle IBD erano gli antagonisti del TNF, somministrati al 43,4% dei pazienti in generale, nel 33,5% dei casi come monoterapia e nel 9,9% dei casi in associazione con azatioprina, mercaptopurina o metotrexato.
Inibitori del TNF non aumentano la gravità della malattia
I ricercatori hanno calcolato i rapporti di mortalità standardizzati per età (SMR) per identificare i fattori associati a una grave malattia da Covid-19, definiti come ricovero in un’unità di terapia intensiva, uso di ventilazione forzata o morte.
I fattori di rischio aggiustati (aOR) per grave malattia da coronavirus sono risultati essere:
- Corticosteroidi sistemici: aOR 6,9
- Sulfasalazina o 5-aminosalicilati: aOR 3,1
- Inibitori del TNF: aOR 0,9
- Due o più comorbidità: aOR 2,9
- Aumento dell’età: aOR 1,04
I valori per paese ricavati dai dati provenienti da Cina, Italia e Stati Uniti per i pazienti con IBD erano rispettivamente 1,8, 1,5 e 1,7…”
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Fonte: “IBD, infezione da Covid-19 più grave legata all’uso di corticosteroidi ma non agli inibitori del TNF”, PHARMASTAR