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Alzheimer – Un vastissimo progetto per giocare d’anticipo

Individuare elementi della salute generale, dal sonno alla frequenza cardiaca, che possano essere in qualche modo collegati al rischio di demenza. Questo l’obiettivo di un vastissimo progetto inglese, che combinerà imaging cerebrale con lo studio di un’ampia quantità di dati. Ma non è l’unico

CINQUANTA milioni di persone al mondo soffrono di una forma di demenza, di cui la più diffusa è l’Alzheimer, e questa cifra è destinata a triplicare entro il 2050. Attualmente non esiste una cura risolutiva ma soltanto terapie per tamponare temporaneamente i sintomi. Per questo un’ampia fetta della ricerca sta lavorando per individuare non solo i fattori di rischio delle malattie neurodegenerative, ma anche sintomi precoci, presenti già numerosi anni prima della loro comparsa. Fra questi potrebbero esserci anche disturbi apparentemente scollegati, come problemi del sonno o sintomi cardiaci.

Scoprire quali elementi sono collegati allo sviluppo delle demenze è essenziale sia per conoscere meglio queste malattie sia per gestire al meglio chi è a rischio di svilupparle. Con questo obiettivo nasce il progetto inglese EDoN (Early Detection of Neurodegenerative diseases) dell’Alzheimer Research Uk, la principale organizzazione no profit per la ricerca sulla demenza nel Regno Unito. Il progetto combinerà moltissimi dati sulla salute generale e cerebrale di persone da tutto il mondo. Ecco perché è importante scovare questi indicatori e in cosa consiste il progetto.

Anticipare gli studi

Alcuni studi hanno dimostrato che la formazione della proteina beta-amiloide, ritenuta uno dei principali responsabili della malattia, inizi già quasi 20 anni prima della comparsa dei sintomi. Attualmente non è possibile individuare i pazienti così in anticipo, tuttavia gli scienziati sta percorrendo tutte le strade per riuscire a intercettare la demenza in una fase molto anticipata.

“Oggi un’ampia fetta della ricerca sull’Alzheimer e sulle demenze si concentra sulla ricerca dei segnali precocissimi”, ha spiegato Carlo Caltagirone, Direttore Scientifico della Fondazione Santa Lucia IRCCS. “Scoprirli prima che la demenza sia conclamata è infatti molto importante. Questo perché la persona viene monitorata e ottiene una diagnosi quanto prima e il più precisa possibile, nonché viene inserita tempestivamente in percorsi terapeutici che possono aiutare a gestire al meglio i sintomi”. Con la speranza che in futuro, in presenza di nuovi farmaci, queste forme di demenza possano essere stabilizzate e cronicizzate.

Tracce di demenza

I ricercatori del progetto EDoN combineranno e interpreteranno una quantità eccezionale di informazioni sulla salute di individui di vari paesi e per gestire tutti questi dati si serviranno di algoritmi di intelligenza artificiale. L’idea è quella di far indossare ai partecipanti semplici dispositivi wearable, come smartwatch, per monitorare alcuni parametri della salute che potenzialmente collegati alle malattie neurodegenerative. Fra questi, le caratteristiche e la qualità del sonno, la frequenza cardiaca e la velocità della camminata, tutti elementi che potrebbero essere collegati in vario modo anche al calo cognitivo. I dati verranno poi messi in relazione con quelli della salute cerebrale, ottenuti tramite immagini del cervello e test cognitivi, il tutto molti anni prima che possa manifestarsi una demenza.

L’Alzheimer prima che appaia

“Il progetto – commenta Caltagirone – è sicuramente interessante”. Ma non è l’unico e non è il primo che si è occupato di scoprire questi campanelli d’allarme. “Diversi studi su migliaia di persone hanno già individuato alcuni elementi associati ad un maggior rischio di una malattia neurodegenerativa”, aggiunge l’esperto, “fra cui, in particolare, la presenza di un evento cardiovascolare, come un ictus, che compromette la salute del cervello”. Riguardo allo stile di vita, poi, una dieta squilibrata, l’assenza di attività fisica, una vita sociale e affettiva molto diradata e un basso livello di istruzione sono stati associati ad un maggior rischio di demenza.

Uno studio italiano

In questo contesto si inserisce un progetto della Fondazione Santa Lucia insieme al Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), chiamato MUSA (A Multifactorial Intervention for Successful Aging)…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Alzheimer, un progetto per giocare d’anticipo”, La Repubblica

Tratto da: https://www.repubblica.it/salute/medicina-e-ricerca/2020/02/27/news/alzheimer_un_progetto_per_giocare_d_anticipo-249628879/