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Immunoterapia – Car-T, è solo all’inizio

La terapia con cellule Car-T rappresenta “la punta più avanzata, biologicamente e biotecnologicamente più sofisticata” nell’ambito delle immunoterapie. In un incontro al Ministero della Salute il 6 febbraio si è svolto un incontro tra il mondo della ricerca, l’industria e la politica sul futuro di questa nuova terapia, in particolare in Italia

10 FEB – “Solo 10 anni, fa nessuno avrebbe scommesso tantissimo sugli approcci immunoterapici”. È così che il Professor Franco Locatelli, direttore del dipartimento di Onco-ematologia pediatrica, terapia cellulare e genica dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, ha aperto il suo intervento in occasione dell’incontro The Future of CAR-T Cell Therapy, organizzato da Finantial Times e  Gilead, il 6 febbraio presso il Ministero della Salute a Roma. Eppure, proprio grazie a questi farmaci, “la terapia dei tumori sta vivendo un periodo di assoluto rinascimento”, ha aggiunto e, nell’ambito delle immunoterapie, “le Car-T rappresentano a tutti gli effetti la punta più avanzata, biologicamente e biotecnologicamente più sofisticata”.

È vero, il “farmaco vivente” è assolutamente innovativo. Le cellule Car-T anti CD19 sono dei linfociti, prelevati dal paziente, ingegnerizzati per esprimere dei recettori che permettano di riconoscere un antigene presente alla superficie delle cellule tumorali (il CD19) e attaccarle. Sono state approvate in Europa nel 2018, nei pazienti affetti da leucemia linfoblastica acuta resistenti/refrattari fino a 25 anni e nei pazienti affetti da patologia linfomatosa dai 18 anni in poi che abbiano fallito trattamenti con almeno due linee terapeutiche. L’evento è stata l’occasione per un confronto tra il mondo della ricerca, l’industria e la politica sul futuro di questa nuova terapia, in particolare in Italia.

I due farmaci Car-T in commercio (uno prodotto da Novartis e uno da Gilead) sono stati approvati negli Stati Uniti, così come in Europa, nonostante fossero disponibili solo i risultati di trial clinici di fase due. Questo grazie all’importante innovatività e ai risultati positivi ottenuti in pazienti che altrimenti non avrebbero altre opportunità terapeutiche. Visto però che i dati degli studi condotti fin ora non sono molti e la la terapia è assolutamente unica, l’uso clinico nel real life porta con sé molte sfide ed incognite. C’è ancora tanto da scoprire e tanto da fare per ottimizzare il trattamento e adattarlo alla pratica clinica.

Il futuro delle Car-T sta nei prodotti allogenici
Una problematica da risolvere consiste nel fatto che la terapia si rivolge a persone che sono già state sottoposte ad almeno altre due linee terapeutiche. Una parte di questi soffre di linfopenia, non è possibile quindi generare le cellule Car-T a partire dai loro linfociti. Un’altra ragione per cui alcuni pazienti selezionati per il trattamento non riescono a ricevere la terapia è che la malattia progredisce nel tempo necessario a generare le cellule…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Car-T: siamo solo all’inizio”, Quotidiano sanità

Tratto da: https://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=81173