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Artrite reumatoide (AR) – Anche nei pazienti sieronegativi, precocità trattamento fattore predittivo più importante per il successo della terapia

Un ritardo nell’inizio della terapia con DMARDcs influenza l’outcome di artrite reumatoide sieronegativa più di altre caratteristiche cliniche, biologiche o di imaging, stando ai risultati di uno studio di recente pubblicazione su Arthritis Research & Therapy. Tale risultato suffraga il paradigma attuale di trattamento dell’AR (trattamento precoce, controllo stretto dell’attività di malattia, adozione della strategia terapeutica treat-to-target) indipendentemente dalla sierologia associata alla malattia (presenza di fattore reumatoide e anticorpi anti-citrullina)

Razionale e disegno dello studio
Sia il fattore reumatoide (RF) che gli autoanticorpi ACPA sono notoriamente importanti tanto per la diagnosi quanto per la prognosi di AR, ricordano i ricercatori nell’introduzione al lavoro.

L’AR sieropositiva, soprattutto agli ACPA, si associa, per esempio, ad una maggior probabilità di sviluppo di erosione e ad un’ulteriore progressione radiografica di malattia.
L’AR sieronegativa, invece, è stata generalmente considerata come un’entità distinta, caratterizzata da un decorso di malattia meno severo e da outcome più favorevoli. Questa forma sierologica di AR, tuttavia, è più difficile da diagnosticare (e, quindi, da “prendere in tempo” nella giusta considerazione), tanto è vero che il trattamento di prima linea previsto, a base di MTX, è spesso iniziato tardi, nonostante le raccomandazioni delle linee guida al riguardo.

Fino ad ora, inoltre, non esistevano documentazioni concordanti in merito all’influenza della sierologia anticorpale (RF e ACPA) sugli outcome della terapia.

Su questi presupposti è stato implementato il nuovo studio, che ha preso in considerazione gli outcome di malattia ad un anno relativi a 172 pazienti sieronegativi appartenenti alla coorte osservazionale ESPOIR, al fine di identificare i fattori associati con risposte “buone” o “moderate” EULAR vs. l’assenza di risposta. (Ndr: come è noto i fattori di risposta EULAR sono il riflesso della variazione nel tempo dell’attività di malattia, misurata dal punteggio DAS28).

I pazienti, in prevalenza di sesso femminile (80% sul totale), avevano un’età media di 50 anni e una conta media di articolazioni dolenti e tumefatte pari, rispettivamente, a 11,7 e a 9. La maggior parte del campione di pazienti si caratterizzava per un’attività di malattia elevata, con un punteggio medio DAS28 pari a 5,5.

Ad un anno dalla diagnosi di malattia, il 57% dei pazienti era stato sottoposto a trattamento con MTX, il 21,5% a idroclorochina, il 12,8% a sulfasalazina e il 7% a leflunomide. Solo una minoranza del campione di pazienti era stato sottoposto ad opzioni terapeutiche alternative, farmaci biologici compresi.

Risultati principali
Dopo un anno di follow-up, il 66% dei pazienti della coorte considerati mostrava una risposta EULAR al trattamento “buona” o “moderata”…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Artrite reumatoide, precocità trattamento fattore predittivo più importante per il successo della terapia anche nei pazienti sieronegativi”, PHARMASTAR

Tratto da: https://www.pharmastar.it/news/orto-reuma/artrite-reumatoide-precocit-trattamento-fattore-predittivo-pi-importante-per-il-successo-della-terapia-anche-nei-pazienti-sieronegativi-31019