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Biomarkers e immunoterapia – Aumenta l’attenzione al microbioma. Dubbi e conferme per TMB e PD-1

Con la diffusione degli inibitori di checkpoint, gli oncologi si focalizzano sull’importanza dei biomarkers nella scelta del trattamento più adatto al singolo paziente, mentre nuove evidenze sottolineano l’importanza del ruolo del microbioma nella risposta. E oggi all’ESMO si è parlato anche di SCLC

Sembra essere ormai chiaro che un’ampia diversità a livello di microbioma sia associata a una migliore risposta all’immunoterapia, così come la presenza o assenza di determinati ceppi batterici sia associata con la risposta o meno a questi farmaci. Inoltre, l’uso di antibiotici prima di avviare l’immunoterapia influenzerebbe negativamente il microbioma e la risposta a questo trattamento. A fare il punto su come il microbioma influisca sull’immunoterapia è stata Solange Peters, dell’Università di Losanna, in Svizzera, che è intervenuta ieri all’ESMO2019, in corso a Barcellona, nell’ambito del simposio speciale “Optimal delivery of immuno-oncology in advanced NSCLC”.

L’esperta si è però soffermata soprattutto su quelli che attualmente sono i principali biomarker che aiutano a determinare le scelte terapeutiche degli oncologi: PD-1 e TMB. Sebbene il primo sia un metodo validato e consenta ormai di indirizzare lo specialista verso l’immunoterapia o la chemio già in prima linea, restano dubbi sull’utilità del secondo come biomarker predittivo dell’immunoterapia nel tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC), come evidenziato anche in due studi presentati al congresso.

Si trattava di due analisi post-hoc su pembrolizumab in confronto a chemioterapia, come monoterapia o in associazione. La prima analisi, presentata da Roy Herbst, dello Yale Cancer Center di New Haven (USA), ha riportato un’associazione positiva tra alti livelli di TMB e un miglioramento a livello di sopravvivenza complessiva (OS), sopravvivenza libera da malattia (PFS) e tasso di risposta oggettiva in pazienti precedentemente trattati o non trattati che ricevevano pembrolizumab in monoterapia per NSCLC o chemioterapia.

Una seconda analisi, invece, presentata da Luis Paz-Ares, dell’Hospital Universitario 12 de Octubre di Madrid, non avrebbe evidenziato alcuna relazione tra pembrolizumab in associazione a chemioterapia e TMB in pazienti con NSCLC non trattato in fase avanzata. “I nuovi aspetti di questi dati non riguardano la relazione tra pembrolizumab e TMB, che è coerente con studi precedenti, ma la mancanza di una relazione tra pembrolizumab e chemio insieme, e TMB”, ha sottolineato Kevin Litchfield del Francis Crick Institute di Londra…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Biomarkers e immunoterapia: dubbi e conferme per TMB e PD-1, mentre aumenta l’attenzione al microbioma. Il punto all’Esmo”, Quotidiano sanità

Tratto da: http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=77291