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Cavernomi cerebrali – Da un betabloccante una possibile cura

I ricercatori dell’Ifom di Milano hanno dimostrato che i cavernomi cerebrali si formano di fatto come dei tumori e che il propranololo, un classico beta-bloccante già in commercio, ne riduce significativamente la formazione. Fino al 30 settembre 2019 è aperta la campagna di arruolamento per lo studio clinico per valutarne l’efficacia

Non è la prima volta che un vecchio farmaco già in commercio per un’indicazione, si rivela efficace anche per altri scopi.

Questa volta ad avere una seconda vita è il propranololo, un beta-bloccante attualmente usato per le malattie cardio-vascolari, che sembra ridurre la formazione dei cavernomi.

In articolo pubblicato recentemente su Nature Communications, infatti, il team guidato da Elisabetta Dejana dell’Ifom e dell’Università degli Studi di Milano ha rivelato novità sulla caratterizzazione dei cavernomi cerebrali e possibili strategie terapeutiche.

Un contributo che si può rivelare molto importante per caratterizzare più precisamente la patologia e individuare un approccio terapeutico alternativo alla neurochirurgia.

“Dal punto di vista molecolare – dichiara Dejana – vi sono similitudini sorprendenti tra il cavernoma e un tumore benigno”.

Lo studio, sostenuto da Fondazione AIRC e dall’European Research Council, offre la prospettiva di un’alternativa terapeutica alla craniotomia ed è un promettente caso di drug repositioning, ovvero di un farmaco già approvato che potrebbe essere utile anche a un altro scopo terapeutico.

I cavernomi cerebrali

I cavernomi cerebrali sono delle malformazioni dei vasi cerebrali, che possono essere di natura congenita o sporadica. Hanno una forma a grappolo, simile a lamponi, e sono composti da acini gonfi di sangue chiamati “caverne” e rivestiti da una parete endoteliale estremamente sottile. I pazienti affetti da questa patologia sono suscettibili a emorragie intracerebrali alle quali possono associarsi deficit neurologici, crisi epilettiche, mal di testa ricorrenti e, nei casi peggiori, anche paralisi o ictus emorragico.

Una volta effettuata la diagnosi tramite risonanza magnetica e analisi genetica delle mutazioni responsabili della malattia, l’unico trattamento possibile finora è la rimozione chirurgica tramite craniotomia, una procedura invasiva e particolarmente critica se il paziente è un bambino o se il cavernoma è ubicato in un’area cerebrale delicata o nel midollo spinale.

La cause della patologia

Grazie da tempo Dejana – esperta di angiogenesi tumorale – e il suo team dell’Ifom stanno raccogliendo informazioni preziose per conoscere i meccanismi molecolari alla base della formazione dei cavernomi, e per individuare, tra i farmaci esistenti, possibili approcci terapeutici alternativi alla chirurgia, meno invasivi e più risolutivi…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Cavernomi cerebrali: da un vecchio farmaco una possibile cura”, ABOUTPHARMA

Tratto da: https://www.aboutpharma.com/blog/2019/09/02/cavernomi-cerebrali-da-un-vecchio-farmaco-una-possibile-cura/