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Disabilità – Adolescenza e Vita indipendente

“Una volta, durante un workshop di formazione, una ragazza mi ha detto che di Vita indipendente non avevo capito nulla, che Vita indipendente era una rivoluzione e non un progetto o un percorso socio-assistenziale.

Poiché mi interesso di adolescenza, il tema della rivoluzione mi è sembrato pertinente e da allora ho sempre pensato alla Vita indipendente come a un cambiamento di prospettiva che si oppone a una logica di strade precostruite e di false piste che conducono non si sa dove.

Dove va invece Vita indipendente? Verso l’autodeterminazione, la libertà di scelta, per l’irrinunciabile necessità etica di essere protagonisti delle propria vita. In che modo produce questo movimento? Principalmente attraverso la figura dell’assistente personale che viene autogestita e formata dalla persona stessa.

Dunque sappiamo dove vuole arrivare e, più o meno, con quali strumenti. Tuttavia, sappiamo anche che le rivoluzioni precorrono i tempi e anticipano un cambiamento che nel sentire comune si produrrà più lentamente; sono molte le persone con disabilità, anche giovani, che faticano a intraprendere la strada della Vita indipendente e per questo sono nate sul territorio agenzie di supporto a essa dedicate. Si è cominciato a pensare alla possibilità di un accompagnamento.

La Vita indipendente è possibile a partire da un’età, i 18 anni, che simbolicamente rappresenta l’ingresso alla vita adulta. Per tutti: disabili e non. Non si tratta di una scelta burocratica perché non è un caso (sebbene sia una convenzione) che dopo i 18 anni la persona sia ritenuta responsabile delle proprie scelte e del governo di sé, possa sposarsi, decidere di generare un figlio, iniziare esperienze di separazione concreta dalla famiglia e di abitazione autonoma. L’adolescenza è un momento biologico e simbolico altamente propizio per scelte di questo tipo per una ragione molto importante: la forte spinta centrifuga verso il mondo esterno. Tutti sanno che gli adolescenti e i giovani vogliono “uscire”!

A volte però, come molti coetanei, il giovane con disabilità appare smarrito e indugia nella famiglia d’origine perché l’aiuto che vi riceve gli sembra impareggiabile («Nessuno mi aiuta come mia madre»), perché tutto lì accade come al solito e si sente protetto. Ma anche perché nel mondo di oggi trovare un lavoro e l’amore non è facile. È il dubbio dell’adolescenza: andare o restare? Ma è un falso dubbio perché l’adolescente non può restare, indipendentemente dalla disabilità. E prima o poi deve “uscire” assumendosi un rischio e lasciando ciò che conosce per ciò che può – intanto- provare a immaginare.

Accompagnare alla Vita indipendente i giovani adulti non può limitarsi a una partnership nella costruzione di un progetto; c’è molto di più. Accompagnare alla Vita indipendente significa anche aiutare il giovane a immaginare che cosa ci guadagna. Significa creare luoghi, di confronto e di pensiero, in cui circolino ragazzi che hanno già un assistente personale e che possono decidere da soli quando vogliono andare al cinema o semplicemente “uscire”. Luoghi in cui immaginare e, perché no, sognare. Fare errori e pure trasgredire…”

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Fonte: “Adolescenza E Vita Indipendente”, UILDM

Tratto da: https://www.uildm.org/adolescenza-e-vita-indipendente