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Sclerosi multipla recidivante (RSM) – Conta linfocitaria e BMI primi biomarker di risposta al DMF

L’indice di massa corporea (BMI) e la conta dei linfociti (LC) possono essere i primi biomarcatori in grado di predire la risposta al trattamento al dimetilfumarato (DMF) in pazienti con sclerosi multipla recidivante (RSM). È quanto deriva dall’esperienza real life di ricercatori italiani – riportata su “Frontiers in Immunology” – maturata nella gestione di oltre trecento pazienti sottoposti tra il 2014 e il 2106 all’inizio del trattamento con DMF nel Centro per la Sclerosi Multipla dell’Università “Aldo Moro” di Bari

«Nei pazienti con RMS trattati con farmaci modificanti la malattia (DMD), sono disponibili pochi dati relativi ai biomarcatori della risposta al trattamento» premettono gli autori, guidati da Damiano Paolicelli, del Dipartimento di Scienze Mediche di Base, Neuroscienza e Organi di Senso presso l’A.O.U. Policlinico di Bari e docente di Neurologia all’Università “Aldo Moro” di Bari.

Tra i più recenti DMD vi è il DMF che, ricordano i ricercatori, «ha dimostrato di ridurre il tasso di recidiva annualizzato (ARR) di circa il 50% e di diminuire il numero di lesioni iperintense T2 nuove o ingrandite, nuove lesioni ipointense T1 e lesioni gadolinio-captanti (Gd+)».

La riduzione dei globuli bianchi
«Sebbene il suo meccanismo d’azione non sia pienamente spiegato, il DMF ha dimostrato di poter ridurre la conta dei globuli bianchi (WBC) e la conta assoluta dei linfociti (LC) di circa il 30% rispetto al basale entro il primo anno di trattamento» aggiungono.

Dei pazienti trattati per almeno 6 mesi, il 2,2% ha sperimentato LC < 500 mm3 [linfopenia di grado 3, secondo i Common Terminology Criteria for Adverse Events -CTCAE- vs. 4.0] persistente per almeno 6 mesi. Tuttavia, scrivono gli autori, le implicazioni cliniche della leucopenia e della linfopenia indotte dal DMF sulla risposta al trattamento non sono state ancora completamente comprese.

La neuroprotezione tramite l’induzione di Ntrf2 e l’influsso del peso corporeo
«Oltre ad agire attraverso l’immunomodulazione di varie cellule, il DMF sembra agire anche attraverso la neuroprotezione poiché induce l’Nrf2 (fattore nucleare 2 eritroide 2-correlato)» aggiungono Paolicelli e colleghi…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “SM, conta linfocitaria e BMI primi biomarker di risposta al DMF. Studio real life dell’Università di Bari”, PHARMASTAR

Tratto da: https://www.pharmastar.it/news/neuro/sm-conta-linfocitaria-e-bmi-primi-biomarker-di-risposta-al-dmf-studio-real-life-delluniversit-di-bari–29959