Tumore della mammella – Importanti risultati delle terapie anche nelle forme difficili da trattare
“Ci sono forme del tumore della mammella più difficili da trattare e con una prognosi peggiore delle altre. E’ il caso delle forme HER2+ e dei cosiddetti tumori tripli negativi. Ma all’ASCO sono stati presentati i risultati di due studi che correggono l’outlook negativo di queste pazienti. Lo studio IMpassion 130 conferma l’efficacia di atezolizumab nelle forme triple negative metastatiche, conferendo un vantaggio di sopravvivenza di 7 mesi. Il CLEOPATRA invece conferma le ottime performance di pertuzumab, che in aggiunta a chemioterapia e trastuzumab porta il 37% delle pazienti HER2+ metastatiche a tagliare il traguardo degli 8 anni di sopravvivenza
L’edizione 2019 dell’ASCO ha ospitato la presentazione di studi dai risultati significativi, che anno dopo anno stanno facendo compiere un percorso incredibile alla ricerca e alle possibilità di cura delle pazienti. E’ il caso ad esempio di due studi (la seconda analisi ad interim sulla sopravvivenza dello studio IMpassion 130 e i risultati finali dello studio CLEOPATRA) riguardanti due forme di carcinoma della mammella difficili da trattare e a prognosi decisamente sfavorevole fino a pochi anni fa: quelle HER2 positive e i tumori tripli negativi.
Lo studio IMpassion 130, condotto su donne con tumore della mammella triplo negativo metastatico, una delle forme più difficili da trattare, ha evidenziato un vantaggio di sopravvivenza di 7 mesi nelle donne positive al biomarcatore PD-L1, trattate con atezolizumab in aggiunta alla chemioterapia (nab-paclitaxel), rispetto a quelle trattate con la sola chemioterapia. Più della metà (il 51%) delle donne con tumore metastatico triplo negativo e positive al PD-L1, nel braccio trattato con immunoterapia era ancora viva a 2 anni , contro il 37% del braccio di controllo (chemioterapia). L’associazione chemioterapia-atezolizumab è risultata ben tollerata e non ha compromesso la qualità della vita associata alla salute (HRQoL) di queste pazienti. Anche l’analisi della safety del braccio trattato con immunoterapia-chemioterapia non ha mostrato segnali nuovi o tardivi relativi alla sicurezza.
“Questo studio – afferma il professor Michelino De Laurentis, Direttore del Dipartimento di oncologia mammaria e toracica dell’Istituto Nazionale dei Tumori, Fondazione Pascale di Napoli – ci ha consegnato risultati straordinari già alla fine dello scorso anno, quando è stata presentata la sua prima analisi ad interim. E’ la prima volta che, utilizzando l’immunoterapia nel tumore della mammella, si osserva un vantaggio terapeutico importante; in un sottogruppo di pazienti con tumore triplo negativo, che esprime il marcatore PD-L1, l’aggiunta di atezolizumab (un immunoterapico) alla chemioterapia, produce un vantaggio sul controllo della malattia e sulla sopravvivenza di queste donne. Un vantaggio che non si era mai osservato in precedenza in questa categoria di donne. All’ASCO è stata presentata la seconda analisi ad interim di questo studio che conferma con dati più maturi quanto avevamo già visto lo scorso anno. L’atezolizumab – prosegue De Laurentis -non è ancora stato approvato per questa indicazione, ma proprio sulla base di questa analisi matura, confermatoria ci aspettiamo che lo diventi presto e che possa quindi diventare lo standard terapeutico di prima linea in queste pazienti”…”
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Fonte: “ASCO 2019. Tumore della mammella: importanti risultati delle terapie anche nelle forme difficili da trattare”, Quotidiano sanità
Tratto da: http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=74949