Sclerosi multipla recidivante (SMR) e primariamente progressiva (SMPP) – Più si usa ocrelizumab e più riduce la disabilità
“Nella sclerosi multipla recidivante (SMR) e primariamente progressiva (SMPP), nuove analisi dimostrano che la capacità di ocrelizumab di ridurre il rischio di progressione della disabilità è associata a una esposizione più prolungata al trattamento e a livelli più bassi dei linfociti B, ed evidenziano anche l’impatto positivo di ocrelizumab nel ridurre significativamente la progressione della disabilità. I dati sono stati presentati al 71° Congresso Annuale dell’American Academy of Neurology (AAN), che si è svolto a Filadelfia, in Pennsylvania
Con un’esperienza nella pratica clinica in rapido incremento e con oltre 100mila persone con SM trattate in tutto il mondo, ocrelizumab è la prima e unica terapia approvata sia per la SM recidivante – SM recidivante remittente (SMRR) e SM secondariamente progressiva attiva o con recidive (SMSP) – che per la SM primariamente progressiva e con una somministrazione semestrale.
Nuovi dati sulla sicurezza, presentati a Filadelfia e relativi a 4.501 pazienti con SMR e SMPP per un’esposizione totale a ocrelizumab pari a 12.559 anni-paziente in tutti gli studi clinici, si mantengono coerenti con il profilo beneficio-rischio favorevole del farmaco.
“Quelli presentati sono i primi dati che dimostrano come una esposizione più prolungata a ocrelizumab è associata ad un maggior controllo della progressione della disabilità e questo senza avere un impatto sul profilo di sicurezza”, ha affermato Giancarlo Comi, Professore Onorario di Neurologia presso l’Università Vita e Salute e Direttore dell’Istituto di Neurologia Sperimentale, IRCCS Ospedale San Raffaele, Milano. “Questi dati, in linea con i risultati dei trial registrativi, costituiscono un argomento fortemente a favore dell’utilizzo del farmaco già dalle prime fasi della malattia e forniscono ai medici importanti informazioni fondamentali per orientare la scelta del trattamento più appropriato”.
I nuovi dati relativi alle analisi di farmacocinetica, farmacodinamica e di esposizione dimostrano che una esposizione più prolungata a ocrelizumab è correlata con livelli più bassi di linfociti B e con una progressione della disabilità inferiore nelle persone con SM. Nei pazienti con SMR, ocrelizumab, rispetto a interferone beta-1a, ha ridotto il rischio di progressione della disabilità confermata a 24 settimane (CDP24) per tutti i periodi di esposizione al trattamento; il rischio di progressione della disabilità è stato inferiore con una esposizione più prolungata a ocrelizumab.
Un andamento simile è stato osservato nelle persone con SMPP, nelle quali ocrelizumab ha ridotto il rischio di progressione della disabilità confermata a 24 settimane (CDP24) per tutti i periodi di esposizione al trattamento rispetto al placebo. Nelle persone con SMR e SMPP, ocrelizumab ha ridotto le lesioni T1 captanti gadolinio e le lesioni T2 nuove/in espansione rilevate mediante risonanza magnetica (RM) a livelli quasi non misurabili; nelle persone con SMR, ha ridotto a livelli molto bassi i tassi annualizzati di recidiva (0,13-0,18) per tutti i periodi di esposizione al trattamento. È molto importante osservare come i dati di sicurezza sono rimasti coerenti per tutti i periodi di esposizione a ocrelizumab, suggerendo che un’esposizione più prolungata al farmaco non aumenti la probabilità di eventi avversi…”
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Fonte: “Sclerosi multipla recidivante e primariamente progressiva, ocrelizumab più si usa più riduce la disabilità #AAN19”, PHARMASTAR