Ipertensione arteriosa – In pazienti ad alto rischio, firibastat in fase 2 risulta efficace
“Firibastat, il nuovo inibitore dell’aminopeptidasi A, è risultato associato a riduzione della Pressione arteriosa (BP) a 8 settimane in una popolazione diversificata di pazienti ad alto rischio, in base agli esiti dello studio NEW HOPE di fase 2, pubblicati online su “Circulation”
Il farmaco – sviluppato da Quantum Genomics – blocca selettivamente l’aminopeptidasi A, che converte l’angiotensina II in angiotensina III nel cervello, e può essere adatta per pazienti con bassa concentrazione di renina e maggiori effetti di vasopressina.
Per lo studio NEW HOPE, in aperto, i ricercatori hanno arruolato 256 pazienti ad alto rischio con ipertensione. Tutti erano in sovrappeso o obesi e il 54% erano neri o ispanici. Dopo un periodo di washout di 2 settimane, tutti i pazienti hanno ricevuto firibastat 250 mg due volte al giorno per 8 settimane.
La dose è stata aumentata a 500 mg due volte al giorno se la BP rimaneva superiore a 140/90 mm Hg a 2 settimane ed è stata aggiunta a 1 mese idroclorotiazide 25 mg una volta al giorno se la BP rimaneva superiore a 160/110 mm Hg.
L’endpoint primario era il cambiamento della BP sistolica ambulatoriale a 8 settimane. Nell’ambito della coorte, l’85% non ha richiesto l’aggiunta di idroclorotiazide, spiegano gli autori, guidati da Keith C. Ferdinand, professore di medicina presso la School of Medicine della Tulane University, a New Orleans. A 8 settimane, il trattamento con firibastat ha abbassato la BP sistolica di 9,5 mm Hg (p < 0,0001) e diastolica di 4,2 mm Hg (p < 0,0001), riportano i ricercatori.
Effetto costante in tutti i sottogruppi
L’effetto del trattamento è stato costante in tutti i sottogruppi indipendentemente da età, sesso, indice di massa corporea (BMI) ed etnia, comprese riduzioni della BP sistolica di 10,2 mm Hg in pazienti con obesità, 10,5 mm Hg in pazienti neri e 8,9 mm Hg in pazienti non neri (p < 0,0001 per tutti), scrivono Ferdinand e colleghi.
Gli eventi avversi più frequenti sono stati mal di testa (4%) e reazioni cutanee (3%), e non ci sono stati casi di angioedema, segnalano i ricercatori. Il farmaco inoltre non ha influenzato i livelli di potassio, sodio e creatinina…”
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Fonte: “NEW HOPE, firibastat in fase 2 riduce la pressione arteriosa in pazienti ad alto rischio”, PHARMASTAR