Malattie rare – Fibrosi polmonare idiopatica, la conta dei monociti è utile a fini prognostici
“Un incremento della conta di monociti si associa ad outcome sfavorevoli nei pazienti affetti da fibrosi polmonare idiopatica, stando ai risultati di uno studio multicentrico retrospettivo Usa, di recente pubblicazione su Lancet Respiratory Medicine. Se confermati, i risultati dello studio suffragano l’impiego della conta dei monociti come marker biologico da utilizzare nel setting di trapianti polmonari per identificare i pazienti a rischio elevato di malattia polmonare fibrotica che presentano caratteristiche cliniche simili a quelle dei pazienti a più basso rischio di outcome sfavorevoli
Razionale e disegno dello studio
La fibrosi polmonare idiopatica è una malattia polmonare cronicizzante, progressiva, caratterizzata da prognosi sfavorevole. Per quanto siano stati ottenuti progressi sostanziali nel trattamento di questa condizione devastante, ancora oggi predire l’andamento della malattia rappresenta un’impresa non facile. Si impone, dunque, la necessità urgente di identificare dei biomarcatori prognostici di questa malattia e, in effetti, qualche progresso in tal senso è stato fatto, se si pensa ad alcuni studio che hanno riferito di alcuni biomarcatori proteici e di RNA che hanno la potenzialità di determinare il rischio di progressione e il peggioramento della fibrosi in pazienti affetti da fibrosi polmonare idiopatica.
Tuttavia – spiegano i ricercatori nell’introduzione al lavoro – le misurazioni di questi biomarcatori sono spesso costose e, nella maggior parte dei casi, non facilmente disponibili al di fuori dei laboratori di ricerca.
Una lezione che può essere tratta da altri disturbi a carico dell’apparato respiratorio è che l’utilizzo routinario di alcuni biomarcatori cellulari, come gli eosinifili del sangue nella BPCO, è in grado di predire le risposte al trattamento.
E’ possibile, allora, identificare, in modo analogo, un biomarcatore cellulare simile per predire gli outcome di IPF?
E’ questa la domanda che si sono posti gli autori del nuovo studio, con l’obiettivo di scoprire se una particolare tipologia di cellule del sistema immunitario, proveniente da pazienti affetti da IPF, potesse essere in grado di identificare i pazienti a rischio più elevato di outcome sfavorevoli.
I risultati sono stati successivamente validati, utilizzando campioni di cellule mononucleate da sangue periferico (PBMC) prelevati da pazienti con IPF reclutati in 2 studi indipendenti (COMET e Yale), dai quali era emerso che i pazienti con le conte monocitarie più alte erano anche a maggior rischio di outcome più sfavorevoli.
Risultati principali
In un’analisi dei dati relativi a 120 campioni di PBMC provenienti da pazienti con IPF, è emerso che la percentuale di monociti classici CD14+ stimata al di sopra della media era associata a tempi di sopravvivenza liberi da trapianto più brevi (HR=1,82; IC95%= 1,05-3,14), a differenza di quanto osservato per livelli più elevati di cellule T e cellule B (HR=0,97; IC95%= 0,59-1,66; HR=0,78; IC95%=0,45-1,34, rispettivamente)…”
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Fonte: “Fibrosi polmonare idiopatica, conta monociti utile a fini prognostici?”, PHARMASTAR