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Depressione – Ridimensionato ruolo dei biomarkers come parametri per valutare efficacia degli interventi psicologici

Comunicato stampa – Una meta-analisi su oltre mille ricerche scientifiche ridimensiona il ruolo dei biomarkers come parametri per valutare l’efficacia degli interventi psicologici. Sappiamo davvero come agiscono le terapie psicologiche per la depressione? In realtà non molto, nonostante il crescente interesse della letteratura scientifica e il continuo investimento di risorse economiche e scientifiche

Questo è quanto emerge da una recente revisione sistematica e meta-analisi dal titolo “Biological markers evaluated in randomized trials of psychological treatments for depression: a systematic review and meta-analysis” pubblicata su «Neuroscience & Biobehavioral Reviews» e condotta sotto la supervisione di Claudio Gentili, professore di Psicologia clinica del Dipartimento di Psicologia Generale dell’Università degli Studi di Padova.

«La nostra analisi parte dal fatto che da più parti si sostiene che le psicoterapie abbiano effetti biologici dimostrati. Questo assunto – dice Claudio Gentili – si basa su evidenze osservazionali e non proviene da studi randomizzati e controllati che, invece, posseggono il massimo rigore metodologico. Negli studi controllati e randomizzati i partecipanti vengono assegnati casualmente, attraverso la randomizzazione, a un trattamento o a un gruppo di controllo, così da ridurre errori o distorsioni. In questo modo l’unica differenza nel risultato tra i gruppi a confronto si può imputare al trattamento. Al contrario negli studi osservazionali – continua Gentili – non è prevista la randomizzazione, ma si osservano le differenze negli esiti che si verificano dopo un determinato trattamento. In questi casi non possiamo sapere se gli effetti che osserviamo derivano specificatamente dall’intervento, da fattori aspecifici non legati al trattamento o, addirittura, semplicemente al tempo che passa. Così avviene ovviamente anche nella psicoterapia: come una qualsiasi terapia, per avere il convincimento che funzioni, richiediamo studi clinici controllati in cui confrontiamo pazienti sottoposti ad essa rispetto a pazienti sottoposti ad un trattamento di controllo o alla semplice osservazione o ad un placebo. La nostra ricerca – sottolinea Gentili – evidenzia come la comunità scientifica, nelle sue pubblicazioni, non avverta questa necessità metodologica quando si tratta di studiare gli effetti biologici».

La ricerca è partita da questa riflessione ed è la prima revisione sistematica degli studi controllati. Sono state esaminate oltre 1000 indagini che hanno confrontato psicoterapie e trattamenti di controllo nella terapia della depressione per arrivare alla sorprendente conclusione che solo 51 – cioè meno del 5% – hanno esaminato parametri biologici.

Inoltre sono emersi risultati poco coerenti tra i diversi studi e, infine, anche per quelli che hanno raccolto dati comparabili, come le alterazioni ormonali del cortisolo (uno degli ormoni dello stress), i risultati non confermano l’ipotesi che la psicoterapia abbia un effetto diretto sulla sua normalizzazione.

Un quadro sconfortante e preoccupante?
«In realtà no, anzi è proprio il contrario. Tanto per cominciare – ribadisce Claudio Gentili – questi risultati non dicono nulla sull’efficacia delle psicoterapie…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Terapie psicologiche, effetti biologici e depressione”, Le Scienze

Tratto da: http://www.lescienze.it/lanci/2019/04/16/news/terapie_psicologiche_effetti_biologici_e_depressione-4373522/