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Carcinoma ovarico – Ancora un risultato deludente per l’immunoterapia

Questa volta a mancare il bersaglio è l’anticorpo monoclonale anti-PD-L1 avelumab, che nello studio di fase 3 JAVELIN Ovarian 200, da solo o in associazione con doxorubicina liposomiale pegilata (PLD), non ha portato a un miglioramento statisticamente significativo della sopravvivenza globale (OS) o della sopravvivenza libera da progressione (PFS) rispetto alla sola PLD in pazienti con carcinoma ovarico refrattario o resistente al platino

In una nota, le due aziende produttrici del farmaco, Merck KGaA e Pfizer, riferiscono che l’hazard ratio (HR) per la PFS della combinazione avelumab più PLD è risultato pari a 0,78, un numero che non soddisfa i criteri prespecificati di superiorità (intervallo di confidenza ripetuto [ICR] 0,587-1,244; P unilaterale = 0,0301). Non è stato centrato nemmeno l’endpoint del miglioramento dell’OS con la combinazione di avelumab più PLD (HR 0,89; RCI 0,744-1,241; valore P unilaterale = 0,282).

Nemmeno la monoterapia con avelumab si è dimostrata superiore alla chemioterapia con PLD sia per quanto riguarda la PFS (HR 1,68; RCI 1,320-2,60; P unilaterale > 0,99) sia per quanto riguarda l’OS (HR 1,14; RCI 0,948-1,580; P unilaterale = 0,8253). Questi dati sono attualmente in fase di analisi e i risultati dettagliati saranno presentati in seguito, riferiscono le due società.

«Una gestione efficace del carcinoma ovarico refrattario o resistente al platino rimane la più grossa necessità medica insoddisfatta che affligge oggi le donne con carcinoma ovarico ricorrente. Per la maggior parte di esse, le attuali opzioni di trattamento hanno un’efficacia limitata e di breve durata, come evidenziato da un’aspettativa di vita media che non supera l’anno in questo gruppo di pazienti» ha dichiarato Eric Pujade-Lauraine, dell’Hôpitaux Universitaires Paris Centre (sito Hôtel-Dieu) di Parigi.

«Come ricercatore e clinico, so quanto sia importante continuare a migliorare le prospettive per le donne con carcinoma ovarico avanzato e attendo con ansia i risultati di ulteriori studi nei quali si sta valutando il ruolo di avelumab nel ritardare la recidiva nelle pazienti sensibili al platino e anche in linee precedenti di terapia» ha aggiunto l’autore…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Carcinoma ovarico, bersaglio mancato per l’immunoterapia in uno studio di fase 3”, PHARMASTAR

Tratto dahttps://www.pharmastar.it/news/oncoemato/carcinoma-ovarico-bersaglio-mancato-per-limmunoterapia-in-uno-studio-di-fase-3–28242