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Cancro al seno – Immunoterapia aumenta sopravvivenza del 38% (10 mesi)

Lo studio ImPassion130, un trial clinico che ha confrontato atezolizumab e chemioterapia contro la sola chemioterapia ha dimostrato che l’immunoterapia aumenta la sopravvivenza del 38% (10 mesi) nelle donne con tumore della mammella triplo negativo, PD-L1 positivo. E’ un risultato storico per questa che è la forma di tumore della mammella più aggressiva e che finora non aveva neppure uno standard di terapia.  L’Italia ha rischiato di restare fuori dalla sperimentazione per un cavillo regolatorio. L’appello dei medici al nuovo Direttore dell’Aifa perché questo non accada mai più in futuro

E’ un risultato definito ‘storico’ dagli esperti: per la prima volta un immunoterapico dimostra un beneficio importante sulla sopravvivenza nelle pazienti con tumore della mammella triplo negativo, localmente avanzato inoperabile o metastatico. Ed è l’atezolizumab, un anti-PD-L1, ad aver cambiato la storia. Quella del trattamento di questa patologia, ma soprattutto quella delle pazienti che ne sono affette. E non solo. I risultati di questo studio dimostrano che il farmaco è in grado di fare la differenza solo nelle donne che esprimono il PD-L1 sulle loro cellule tumorali e questo impronterà il disegno di tutti i futuri studi nel settore. Il farmaco giusto per la paziente giusta, per un risultato a target e senza sprechi di risorse. E’ la medicina di precisione che diventa realtà.

Lo studio ImPassion130 è stato presentato nel ‘Presidential Symposium’ del congresso ESMO 2018 che ospita gli studi più importanti dell’anno ed è stato pubblicato in contemporanea sul New England Journal of Medicine.

Si tratta di uno studio di fase 3 che ha arruolato 902 pazienti con tumore della mammella triplo negativo, randomizzandole al trattamento con il chemioterapico (nab)paclitaxel + atezolizumab o (nab)paclitaxel + placebo. Il trattamento veniva proseguito fino a progressione di malattia o a comparsa di effetti indesiderati intollerabili. Per tutte le pazienti è stata definita l’espressione di PD-L1 (positiva o negativa) all’inizio dello studio. I due endpoint primari dello studio erano la sopravvivenza libera da progressione di malattia (PFS) e la sopravvivenza globale (OS). La PFS è stata di 7,2 mesi nel gruppo atezolizumab – (nab)paclitaxel contro 5,5 mesi del gruppo di controllo. La sopravvivenza globale  è stata di 21,3 mesi nel gruppo atezolizumab contro 17,6 mesi del gruppo di controllo; ma tra le pazienti PD-L1 il beneficio di sopravvivenza è stato rispettivamente di 25 mesi contro 15,5 mesi, con una differenza assoluta netta di quasi 10 mesi e un aumento di sopravvivenza del 38%…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “ESMO/1. Per il tumore della mammella si inaugura l’era dell’immunoterapia, arriva Atezolizumab”, Quotidiano sanità

Tratto dahttp://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=66946