Sindrome di Takotsubo (meglio conosciuta come Sindrome del cuore infranto) – Questa (quasi) sconosciuta
“Si sa ancora poco, in termini di mortalità e morbidità, della sindrome di Takotsubo, più conosciuta come “sindrome del cuore spezzato”. Un ampio studio USA ha osservato oltre 25 mila pazienti e ha dato un importante contributo alla conoscenza di questa patologia
(Reuters Health) – I pazienti con la sindrome di Takotsubo (TTS), anche nota come “sindrome del cuore infranto”, devono essere attentamente monitorati per quanto riguarda mortalità e morbidità.
È quanto emerge da uno studio coordinato da Harmony Reynolds, della NYU School of Medicine, di New York.
I risultati dello studio sono stati pubblicati dall’European Heart Journal – Quality of Care and Clinical Outcomes.
Lo studio. I ricercatori hanno identificato pazienti con diagnosi di TTS o infarto del miocardio acuto (AMI) tra il 2010 e il 2014 e hanno confrontato gli esiti per quel che riguardava tassi di ricoveri e cause di riammissioni ospedaliere a 30 giorni.
In totale, 25.540 pazienti ricoverati per TTS hanno soddisfatto tutti i criteri di inclusione dello studio, tra cui la conferma della diagnosi mediante angiografia coronarica e il fatto di non aver ricevuto rivascolarizzazione coronarica percutanea o chirurgica.
Alla fine del campionamento, i ricercatori hanno preso in considerazione 61.412 ricoveri per TTS a livello nazionale. Nello stesso periodo, quasi tre milioni e mezzo di pazienti sono stati ricoverati per AMI.
I pazienti con TTS erano più giovani, con un’età media di 66 anni, erano più spesso donne e presentavano maggiori probabilità di avere una storia di depressione, psicosi, abuso di alcool o droghe, ipotiroidismo, artrite reumatoide e malattia vascolare del collagene, oltre che malattia polmonare cronica, rispetto ai pazienti con AMI. Al contrario, i pazienti con TTS avevano meno probabilità di avere fattori di rischio cardiovascolare rispetto a chi veniva colpito da AMI…”
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Fonte: “Sindrome del cuore infranto, questa (quasi) sconosciuta”, Quotidiano sanità
Tratto da: http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=66472