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Inibitori di pompa protonica – Associati ad aumento del rischio cardiovascolare?

E’ una tematica su cui si sta discutendo negli ultimi anni e la domanda continua a non avere risposte definitive. Gli inibitori della pompa protonica sono associati all’aumento del rischio cardiovascolare? Secondo una recente meta-analisi pubblicata su Alimentary Pharmacology & Therapeutics non ci sono evidenze concrete di un’associazione tra monoterapia con inibitore della pompa protonica e un aumento del rischio cardiovascolare

Gli effetti anti-piastrinici di Clopidogrel possono essere attenuati da un’interazione farmacocinetica con inibitori della pompa protonica co-prescritti, che inibiscono i percorsi ossidativi che convertono clopidogrel nei suoi metaboliti attivi. Nonostante ciò, l’impatto dei PPI sul rischio cardiovascolare in assenza di clopidogrel non è ancora ben definito.

Danny Liew, del dipartimento di epidemiologia e medicina preventiva presso la Monash University di Melbourne, Australia, e colleghi hanno precisato che l’FDA ha messo in guardia contro l’uso di PPI combinati con la terapia antiaggregante a base di clopidogrel perché i farmaci hanno lo stesso isoenzima.
“L’inibizione del CYP2C19 da parte dei PPI può ridurre la biodisponibilità dei metaboliti attivi di clopidogrel e attenuare i benefici cardiovascolari di clopidogrel”, hanno scritto i ricercatori.

“È stato suggerito che il rischio osservato di utilizzo dei PPI con la terapia antiaggregante può essere in parte dovuto ad un aumento del rischio cardiovascolare conferito direttamente da questi inibitori.
Per dare supporto a questa teoria, è stata condotta una revisione sistematica e una metaanalisi per esplorare l’associazione tra rischio cardiovascolare e PPI indipendentemente dalla terapia concomitante con clopidogrel…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Inibitori di pompa protonica e aumento del rischio cardiovascolare, dubbi sul collegamento”, PHARMASTAR

Tratto dahttps://www.pharmastar.it/news/gastro/inibitori-di-pompa-protonica-e-aumento-del-rischio-cardiovascolare-dubbi-sul-collegamento–27540